Teatro a Siracusa
"Fimmina", una serata che vorresti non finisse mai
"Uscendo dalla raccolta Sala Roma, dopo aver assistito allo spettacolo concerto "Fimmina", io e mio figlio, due spettatori su -ahimè- una cinquantina appena in tutto, ci siamo detti di non essere riusciti a provare niente che non fosse stato emozione, commozione, brivido, empatia, divertimento, a riempire una serata speciale, di quelle che vorresti non finissero mai.
Ottima la scelta del violoncello a dare profondità ed eleganza alle sonorità; viva e appassionata la voce di Carmen Marino, esecutore eccellente, migliorativo, secondo il mio umile parere, nell'interpretazione dei testi sacri della Balestrieri rivitalizzati dai pregevoli adattamenti di Carlo Muratori e della stessa Marino. Nonostante personalmente non nutra grande afflato per il dialettale, con lei tutto è sembrato appartenenza, personale, vissuto, aderenza e tra le vibrazioni dolorose della sua voce, ho sentito, ben oltre le esigenze di rappresentazione, la sua autentica e viscerale partecipazione alla sofferenza dell'universo femminile.
"Fimmina". Inutile dire che ben sapevo cosa mi aspettasse. Ma la forma che avrebbe avuto potevo solo immaginarla ed entrando nella piccolissima saletta del "Roma" (avreste meritato un alloggio ben più spazioso ed un pubblico sicuramente più numeroso ammesso a godere della vostra arte) visti i due metri quadrati di palco tanto ingombro di strumenti, leggii e sgabello, ho pensato ad un ovvio allestimento statico. Certo, movimento scenico, a rifletterci dopo, zero. Ma credo che nessuno in sala, e sicuramente io, ne ha sentito la mancanza tanto vario e ben accordato è stato tutto lo spettacolo con le sue alternanze di drammatico e lieve, di sonorità decise avvicendate con momenti meno intensi.
E poi c'è lei, una grande, grandissima Rita Abela, senza un solo momento di caduta del livello di tensione artistica; senza un cedimento né una sbavatura, ha volteggiato con disinvoltura (tanto che il palchetto di due metri quadrati è diventato il tavolato di un teatro e tanto che il pubblico quasi si tratteneva ad applaudire per non interrompere la continuità del momento magico e il flusso delle sensazioni) da Buttita a Pirandello con elegante disinvoltura e maestria.
Ha reso "Lu trenu di lu suli" in modo talmente intenso che neanche il poeta sarebbe capace di eguagliare, intervallando i toni della lontananza, dell'attesa, della trepidazione, della speranza, con espressioni facciali e gestualità efficaci e dense, capaci di suggerire una grande emozione e partecipazione, anticipando efficacemente la tragedia che di lì a poco avrebbe narrato, il dolore, la morte.
Ottima la personale rivisitazione de "L'altro figlio", convincente la prostituta dal'accento catanese ("Tenga, tenga!"), esilarante Tecla, tutti personaggi, non caricature, che per far quello non è necessaria tanta arte e abilità, ma personaggi, personificazioni, interpretazioni convincenti e partecipate, per l'espressione delle quali è necessario il possesso dei codici tecnici della recitazione (tanto tanto studio e tanta tanta passione) ed un'enorme vagone di sensibilità.
Possiede gli uni e l'altro, Rita Abela, e questo le consente di essere versatile e appropriata per ogni ruolo, una grande artista!
Peccato essere stati in così pochi a goderne, avara Siracusa. Avaro Sud."