Il comandante generale dell'Arma alla cerimonia
Palermo, Del Sette all'anniversario per Dalla Chiesa: "Abbiamo raccolto il suo testimone"
Noi carabinieri abbiamo raccolto in pieno il testimone del generale e prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa. Il generale è stato per 40 anni figlio, fratello, padre, genero, suocero di carabinieri". Lo ha detto il comandante generale dell'Arma dei carabinieri, generale di corpo d'armata Tullio Del Sette, a Palermo per l'anniversario della strage in cui assieme a Dalla Chiesa furono uccisi la moglie Emanuela Setti Carraro e l'agente della polizia di Stato Domenico Russo. "E' un testimone impegnativo di grande responsabilità ma che portiamo avanti con grandissima determinazione - ha aggiunto Del Sette - Noi diciamo che lo stesso Ros è figlio, sia nella parte che cura la lotta al terrorismo sia nella parte che cura la lotta al crimine organizzato e ai grandi crimini violenti, proprio della nuova concezione portata nell'organizzazione e nella gestione delle attività d'indagini da Carlo Alberto Dalla Chiesa. Credo che si siano ispirati alla sua azione anche altri reparti speciali di altre forze di polizia".
Subito dopo l'omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, della moglie Emanuela Setti Carraro e dell'agente della polizia di Stato Domenico Russo, qualcuno posizionò un lenzuolo in via Isidoro Carini, luogo della strage, con la scritta "Qui è morta la speranza dei palermitani onesti". Ricordando quell'episodio, Rita Dalla Chiesa, presente alla cerimonia per il 34/o anniversario assieme ai due fratelli, dice: "Mi piacerebbe stringere la mano a chi mise quel lenzuolo. Non so neppure se sia stato un uomo o una donna. C'era la speranza dei siciliani onesti, che è andata avanti, c'è stata la primavera di Palermo e ancora oggi c'è una consapevolezza diversa di quella che c'era allora. Mi piacerebbe tanto conoscere questa persona".