Ospedale a Misurata
Al via operazione "Ippocrate", trecento italiani in Libia, 65 medici e infermieri
Militari italiani in Libia per costruire un ospedale non per fare la guerra. "Non ci saranno 'boots on the ground', semmai 'meds on the ground'", sintetizza il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. "Non andremo certo lì a fare altre cose, sarebbe un affronto al Parlamento", gli fa eco il ministro della Difesa, Roberta Pinotti. Dopo le notizie sul contingente di 300 italiani pronti a partire per la Libia filtrate ieri sui media, il Governo oggi difende e illustra la sua scelta davanti alle commissioni Esteri e Difesa delle Camere. Sullo sfondo le nuove tensioni che dilaniano il Paese nordafricano dopo il blitz del generale Khalifa Haftar nell'area della Mezzaluna petrolifera. Le operazioni di Haftar, avverte il responsabile della Farnesina, "possono destabilizzare".
'A MISURATA OSPEDALE NON PORTAEREI' - Si precisano dunque i contorni del nuovo impegno militare italiano in Libia, dopo la famigerata campagna coloniale del secolo scorso. Un precedente che oggi è stato evidenziato dall'opposizione durante l'audizione dei due ministri, solleciti nel gettare acqua sul fuoco. "Stiamo mandando un ospedale non una portaerei", ha rilevato Gentiloni. Mentre Pinotti ha informato che "noi andremo lì per dare la necessaria cornice di sicurezza in un luogo in cui le tensioni non sono sopite, non per ingaggiare una missione militare". E proprio per sottolineare il carattere eminentemente medico della missione, le è stato dato il nome 'Ippocrate'.
65 MEDICI E INFERMIERI, 100 PARA' PER PROTEZIONE - Il ministro della Difesa ha ricostruito l'iter del nuovo impegno che nasce su richiesta di Tripoli, formalizzata lo scorso 9 agosto con una lettera inviata dal primo ministro Fayez al Serraj al premier Matteo Renzi. Sono seguite due ricognizioni tecnico-logistiche dei militari italiani a Misurata ed ora è tutto pronto per la partenza del contingente, composto da tre aliquote: una sanitaria, con 65 tra medici ed infermieri militari; quella logistica, composta da 135 uomini e quella di 'force protection', destinata cioè a garantire la sicurezza della struttura, formata da 100 parà della Folgore che agiranno su tre turni. Gli italiani realizzeranno nell'area dell'aeroporto di Misurata un ospedale campo che a regime - nel giro di tre settimane dalla partenza - potrà dare ricovero a 50 pazienti. Ci sarà anche un aereo C 27-J con funzioni di evacuazione, se la situazione dovesse precipitare, mentre una nave del dispositivo 'Mare Sicuro' vigilerà al largo delle coste. Dopo l'ok di oggi del Parlamento alle comunicazioni del Governo, già dalle prossime ore partiranno i primi italiani per Misurata.
DA MOSUL A MISURATA, ITALIANI IN PRIMA LINEA - 'Ippocrate" segue lo schema di un'altra missione militare in zona ad alto rischio: 'Praesidium' a Mosul, in Iraq, con 500 italiani schierati a protezione dei lavori di ristrutturazione della diga. Area a rischio per la vicinanza con i territori controllati dal Califfato. Così come a Misurata si combatte tra le milizie locali che appoggiano Serraj ed i jihadisti infiltrati. Nei mesi scorsi era stato confermato che alcune decine di italiani appartenenti a corpi speciali si trovavano in Libia con funzione di formazione ed addestramento. Ora l'impegno italiano fa un salto di qualità.
OPPOSIZIONE, 'E' VERO E PROPRIO INTERVENTO MILITARE' - Un'escalation che non piace all'opposizione. Per Erasmo Palazzotto (Sinistra Italiana), "dobbiamo chiamare le cose con il loro nome, siamo davanti ad un vero e proprio intervento militare. Pinotti e Gentiloni hanno provato a vendere una cosa per un'altra. Ma il dato è che noi mandiamo in Libia i nostri soldati". I deputati M5S chiedono "a quale titolo l'esecutivo sceglie deliberatamente di inviare, con la solita scusa della missione umanitaria, 200 parà in un Paese che da 5 anni è coinvolto in una vera e propria guerra civile". L'Italia, interviene Giorgia Meloni (Fdi), "non è la Croce Rossa e i nostri militari non sono crocerossine. Basta prese in giro e basta umiliare le nostre Forze Armate". E' poi circolata, ma viene smentita dalla Difesa, l'ipotesi che ai parà in partenza potrebbe essere chiesto di girare in abiti civili.