Bologna
Referendum, Fair play tra Renzi e Smuraglia e scontro su minaccia Carta
Anche se la data del referendum ancora non è stata ufficializzata, il confronto alla Festa dell'Unità di Bologna fra il premier e segretario del Pd Matteo Renzi e il presidente dell'Anpi Carlo Smuraglia ha, di fatto, aperto la campagna elettorale. Renzi e Smuraglia, incalzati dalle domande di Gad Lerner, hanno esposto le ragioni del sì e del no, in un clima di sostanziale fair play, ma senza negarsi reciproche stoccate polemiche. Di fronte ad una platea vasta (circa 4mila persone) che non si è limitata ad ascoltare, ma ha anche partecipato con applausi e qualche fischio. Le intemperanze principali sono state tenute a freno: Renzi ha invitato il pubblico del Pd a non fischiare Smuraglia, ma si è beccato una salva di fischi quando, uscendo per un istante fuori tema, ha rivendicato il risultati del governo sul lavoro. La platea non era univocamente schierata, anche perché sia i comitati del sì, sia quelli del no avevano organizzato le loro claque. E tuttavia quello che si è vissuto alla Festa dell'Unità di Bologna ha avuto, soprattutto, l'aria di un derby: una divisione nella famiglia di sinistra (in alcuni casi anche nella famiglia del Pd) fra chi sostiene la riforma promossa dal governo Renzi e chi invece la osteggia, muovendo proprio dalle posizione dell'associazione dei partigiani. "Ma quella del Pd - ha detto il premier - sarà sempre la casa dell'associazione partigiani, anche quando siamo in profondo disaccordo", mettendo così a tacere le polemiche che hanno contrassegnato la genesi e l'organizzazione del confronto. "Si può votare sì o si può votare no, ma dire che è in gioco la democrazia è una presa in giro nei confronti degli italiani", ha detto Renzi, ricordando a più riprese la riduzione del numero dei parlamentari, ovvero quella che sarà la punta di lancia della campagna elettorale dei prossimi due mesi. Renzi è tornato a parlare anche della sua dichiarazione dei mesi scorsi, quella secondo la quale avrebbe lasciato la politica in caso di vittoria del no. "Pensavo - ha detto - che quella frase fosse un atto di responsabilità, in estate tutto il Pd mi ha detto di non parlarne più perché l'argomento stava oscurando il dibattito referendario: quello che sia giusto fare lo tengo per me, ma dico che questa riforma può rendere l'Italia più agile". E ha anche tolto dal campo il tema Italicum: "chi ha paura del ballottaggio ha paura degli elettori". Smuraglia ha invece attaccato la riforma della Costituzione in molti aspetti, a cominciare dal funzionamento del processo legislativo, ma anche rivendicato la legittimità dell'impegno dell'Anpi in questa battaglia. "Il nostro statuto - ha detto - dice che tra gli obiettivi c'è quello di difendere e chiedere l'attuazione della Costituzione, nello spirito con cui la votarono i costituenti. Una modifica è sempre ammissibile, ma quando c'è qualcosa che stravolge quello spirito ci sentiamo obbligati a schierarci a difesa della Costituzione. La riforma bisogna guardarla dentro. C'è un Senato svirilizzato con pochi componenti, che sono non elettivi ed eletti non si sa come, e non si capiscono le modalità con cui potrà svolgere le sue funzioni difesa della Costituzione".