Droga ed estorsioni, blitz a Messina: dodici arresti
I carabinieri , hanno eseguito un provvedimento cautelare emesso dal GIP del Tribunale di Messina su richiesta della Procura della Repubblica - Direzione Distrettuale Antimafia ed Antiterrorismo - nei confronti di 12 soggetti (10 dei quali colpiti da custodia in carcere e 2 sottoposti agli arresti domiciliari), appartenenti al "Clan Brunetto", collegato alla famiglia mafiosa catanese "Santapaola-Ercolano", in quanto ritenuti responsabili - a vario titolo - di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso e traffico di sostanze stupefacenti ed altro.
E un'operazione che scaturisce da una denuncia di un danneggiamento subito da un dirigente sindacale di Messina, socio di una cooperativa agricola della Valle dell'Alcantara, quella che ha portato all'arresto di 12 persone, 10 in carcere e due ai domiciliari. Gli arresti nell'ambito dell'operazione "Fiori di pesco" condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Messina che ha inferto un duro colpo al clan Brunetto che e' stato decapitato. Gli arresti per- a vario titolo - associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, danneggiamento a segiito di incendio e traffico di sostanze stupefacenti. Dalla denuncia del sindacalista e' scaturita un'indagine che ha permesso di puntare i riflettori su un'organizzazione che sottoponeva ad estorsione i titolari di grandi aziende agricole e proprietari terreni della Valle dell'Alcantara nel settore agro-pastorale. Il gruppo inotre si approvvigionava di droga grazie alla collaborazione di soggetti legati alle famiglie mafiose catanesi.
Il sindacalista, socio una cooperativa agricola della Valle dell'Alcantara nel 2013, aveva denunciato di aver subito l'incendio di due auto. Sono cominciate le indagini che hanno ricostruito le estorsioni ai danni degli imprenditori della zona. Durante le indagini i carabinieri sono riusciti a fare irruzione durante un summit mafioso nel corso del quale sono riusciti ad identificare gli appartenenti della cosca operativa nella Valle dell'Alcantara. Per imporre il pizzo l'associazione prima metteva a segno furti di macchine necessarie per l'agricoltura e poi chiedeva denaro per la restituzione, altre intimidazioni consistevano nell'appiccare il fuoco a terreni come e' successo a Mojo Alcantara. "Siamo di fronte ad un fenomeno di cui si ha sentore in quell'area e nei comuni piu' a sud dell'area catanese fortemente caratterizzate da consorterie di tipo mafioso - dice il colonnello Jacopo Mannucci Benincasa, comandante provinciale - ma anche davanti alla collaborazione e alla scelta di legalita' che viene fatta, che rappresenta la chiave per affrontare questo fenomeno".
Vanno in carcere Vincenzo Pino, 61 anni di Malvagna, Carmelo Caminiti, 44 anni, Angelo Salmeri, 30 anni di Mojo Alcantara, Antonio Monforte, 50 anni di Castiglione di Sicilia, Alfio di Bella, 53 anni di Catania, Salvatore Scuderi, 30 anni di Taormina, Vincenzo Lo Monaco, 47 anni di Castiglione di Sicilia, e Pietro Oliveri, 50 anni di Acireale. Domiciliari per Salvatore Coco, 57 anni di Fiumefreddo di Sicilia, e Giuseppe Lombardo Pontillo, 30 anni di Bronte.