A carico di Massimo Bossetti
Processo delitto Yara: fuori il pubblico, immagini troppo "forti"
Udienza a porte chiuse a cui saranno ammessi solo le parti e i giornalisti: i giudici della Corte d'assise di Bergamo, riuniti per il processo a carico di Massimo Bossetti, accusato dell'omicidio di Yara Gambirasio, hanno deciso di "lasciare fuori" il pubblico. "Ritenendo che la visione pubblica delle foto in atti di natura particolarmente impressionante possa turbare lo svolgimento dell'udienza e recare pregiudizio all'immagine della persona offesa, dispone che la proiezione delle diapositive avvenga a porte chiuse. E' consentita la presenza in aula dei giornalisti". Le immagini potrebbero essere troppo "forti": a deporre infatti c'è Cristina Cattaneo, l'anatomopatologa che ha condotto l'autopsia sul corpo della tredicenne di Brembate. In aula verranno proiettate le diapositive sul ritrovamento del corpo, scene che potrebbero risultare troppo dure e offensive per la famiglia di Yara. In aula l'esperta ha ricostruito i primi momenti del ritrovamento del cadavere, il 26 febbraio 2011. Secondo la sua testimonianza, vi sono numerosi elementi che derivano dalla biologia, dalla botanica e dell'entomologia che autorizzano a ritenere che la ragazza sia stata aggredita e abbia perso la vita nel campo. All'udienza era presente anche Massimo Bossetti, in carcere e finora unico indagato per l'omicidio.
Durante la drammatica udienza di stamattina è stata ascoltata Cristina Cattaneo, il medico legale che ha eseguito l'autopsia sulla vittima. Il medico ha presentato le immagini del corpo della vittima al momento del ritrovamento e nel corso dell'autopsia. Le foto erano talmente forte che è stato deciso di allontanare il pubblico dalla sala. La professoressa Cattaneo ha dichiarato che Yara morì la sera stessa della scomparsa, il 26 novembre 2010, e il suo corpo rimase "in via di elevata probabilità nel campo di Chignolo d'lsola dal momento della sua morte al momento del ritrovamento". Nella mano destra sono stati ritrovati arbusti di quella zona, e spine tipiche di quel campo erano su corpo, vestiti, e sul braccialetto di stoffa. Sugli abiti e nei bronchi c'erano tracce di calce, che venivano probabilmente dalla permanenza in un determinato luogo. Il decesso avvenne però diverse ore dopo il rapimento, intorno alla mezzanotte o nelle prime ore del giorno successivo. Non è possibile però accertarne l'esatta causa per il cattivo stato di conservazione della salma, ma ci sarebbe stata una concausa tra le lesioni, i tagli, le contusioni e dall'ipotermia. La ragazzina non sarebbe stato narcotizzata, non si sarebbe difesa e nemmeno trascinata nel campo. Aveva però tagli anche profondi alle gambe, e alla gola, che "hanno prodotto sanguinamento e dolore". Tagli inferti mentre la ragazzina era vestita e fatti con una lama affilata, maneggiata con molta sicurezza, tanto che ha un taglio che va da lato a lato della gola, che sfiora la trachea senza reciderla. Non sono state evidenziate tracce di di violenza sessuale.