Operazione antidroga "Ghorab"
Vittoria, eroina e hashish spacciate da un gruppo italo-tunisino
9 misure di custodia cautelare, di cui 5 in carcere e 1 divieto di dimore in provincia di Ragusa sono state eseguite a Vittoria, Genova, Caltagirone e Palagonia dai Carabinieri di Vittoria a carico di italiani e tunisini che avevano costituito un sodalizio specializzato nel traffico di eroina e hashish. Si tratta di Slimani Mohamed (35enne tunisino, disoccupato, pregiudicato), Alimi Habib (41enne tunisino, bracciante agricolo, incensurato), Slama Sabri (20enne tunisino, disoccupato, pregiudicato), Parasole Francesco (24enne vittoriese, disoccupato, pregiudicato), Bouajila Anis (20enne vittoriese, disoccupato, pregiudicato), A.L.B.A. (32enne tunisino, disoccupato, pregiudicato) sottoposto alla misura del divieto di dimora nella provincia di Ragusa, A.I. (38enne calatino, disoccupato, pregiudicato), G.F. (40enne calatino, disoccupato, pregiudicato), sottoposti entrambi alla misura dell’obbligo di dimora nel comune di Caltagirone, e infine S.F. (60enne palagonese disoccupato, pregiudicato) sottoposto alla misura dell’obbligo di dimora nel comune di Palagonia.Le indagini sono iniziate a ottobre 2014 e si sono protratte fino a luglio 2015. Tutto nasce dalla denuncia di scomparsa di una ragazza presentata da un genitore.Il fidanzato tunisino, tossicodipendente e spacciatore la teneva segregata sotto l’effetto dell’eroina e l’aveva costretta a traportare quasi mezzo etto di eroina, nascosta nelle proprie parti intime, a bordo di un pullman di linea tra Napoli e Vittoria. Complessivamente nel corso dell'indagine sono state sequestrate 500 dosi di stupefacente.La droga giungeva sulla piazza vittoriese trasportata da insospettabili corrieri che, per eludere i controlli delle forze dell’ordine, si spostavano con gli autobus pubblici, nascondendo la sostanza anche nella cavità rettale. C' era poi una vera e propria rete di sentinelle, che indirizzavano gli acquirenti verso i pusher e che, all’occorrenza, avvertivano dell’arrivo di pattuglie dei militari dell'Arma. Il linguaggio utilizzato tra i membri del gruppo per indicare la stupefacente era in codice: gli arrestati, infatti, chiamavano le partite di droga con i termini "macchina", "pizza" o “cilindretto”.