Il fotovoltaico a Monreale e Francofonte
Processo all'ex deputato Bonomo a Palermo, due imprenditori: "Mai pagato mazzette"
Un assessore di San Cipirello (Pa), cugino degli imprenditori edili Campanotta, aveva aiutato Gaspare Vitrano, ex deputato regionale, nella campagna elettorale per le regionali del 2008. L'onorevole avrebbe poi ricambiato il favore chiamando l'assessore locale per sapere se conosceva qualche ditta edile per un nuovo impianto fotovoltaico a Roccamena, una frazione di Monreale (Pa). Era il 2010 e i lavori furono poi affidati in effetti alla ditta dei Campanotta che si occupò anche di quelli a Francofonte . E' questa la versione fornita dai fratelli Giuseppe e Giovanni Campanotta davanti alla terza sezione del Tribunale che processa Mario Bonomo, ex deputato regionale e coordinatore del partito Alleati per la Sicilia. L'inchiesta è quella del 2011 su appalti e mazzette nel comparto delle rinnovabili che ha portato all'arresto di Vitrano, fermato mentre intascava una tangente di diecimila euro da un imprenditore del fotovoltaico. In carcere era finito anche Piergiorgio Ingrassia, l'ingegnere che avrebbe fatto da mediatore. Fu Ingrassia ad accusare Bonomo svelando che sia lui che Vitrano erano titolari di fatto di società nel settore delle energie rinnovabili che avevano costruito i due parchi fotovoltaici a Monreale e Francofonte, formalmente intestate a prestanome. Agli atti dell'inchiesta ci sono alcuni prelievi fatti dai Campanotta per migliaia di euro in diverse riprese, a pochi giorni di distanza gli inquirenti hanno notato dei versamenti di cifre simili sul contro di Vitrano. "Non abbiamo mai dato soldi al deputato - hanno ribadito gli imprenditori - quei prelievi di contante servivano per pagare alcune spese". Il nipote di Bonomo, Luca Sammatrice, avrebbe contattato i Campanotta per i lavori di Francofonte. In cambio di un contratto da ventimila euro per poche settimane di lavoro come responsabile tecnico del cantieri, pure essendo un perito chimico. "Non lo conoscevamo - ha spiegato Giuseppe Campanotta - Ce lo presentò Ingrassia e ci offrì questo lavoro in cambio di quel contratto, una specie di provvigione. Non sapevamo che fosse il nipote di Bonomo, lo scoprimmo solo dopo". Secondo l'accusa i due parlamentari, che hanno sempre negato, agevolavano le attività delle imprese facendo pressioni per snellire i tempi e gli iter di autorizzazioni e procedure burocratiche.