Messa all'Ucciardone alla prima uscita di don Lorefice
L'arcivescovo di Palermo conquista il cuore dei detenuti
Il primo giorno da arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, già parroco di San Pietro a Modica, l'ha voluto passare con i detenuti del carcere dell'Ucciardone, per dire messa. Era un desiderio che don Corrado aveva espresso nel giorno della sua nomina papale. Quando l'arcivescovo arriva al carcere il piazzale è stracolmo. I detenuti si alzano in piedi e lo applaudono. Il prelato prima dell'omelia, spiazza anche i preti che lo hanno accompagnato all'Ucciardone. "Facciamo una cosa - dice don Corrado prima di iniziare l’omelia - così siamo più liberi e più contenti", e si toglie la mitra, il copricapo dei vescovi. Una mossa che arriva dal cuore che lascia increduli un centinaio di detenuti che assistono nel piazzale alla messa, gli altri la guardano dalle grate delle celle. "Vi racconto una storia – dice il nuovo arcivescovo di Palermo – quando si diventa preti, la prima messa la vai celebrare nella tua parrocchia, a casa tua. Io, ieri, sono stato ordinato vescovo e oggi sono qui». Come, dire, questa è la mia casa. Si commuove. E i detenuti delle ultime file si alzano in piedi per applaudire. Poi, anche tutti gli altri si alzano. E l’applauso sembra non terminare.
Don Corrado cita il passo del Vangelo di Matteo che dice: "Ero in carcere e mi avete visitato". Ripete: "Il signore Gesù vi vuole bene. E’ questo l’annuncio che vi porto. Io vi voglio bene, perché nessuno di voi è cattivo. Siete qui per la durezza della vita delle nostre città". Ad ascoltarlo ci sono gli ergastolani, poi giovani e meno giovani che stanno scontando condanne per rapina, per spaccio. Distanti dagli altri detenuti ci sono i condannati per pedofilia, fra loro anche don Paolo Turturro, che fino a qualche anno fa era il parroco di Santa Lucia, la chiesa che sorge di fronte all’Ucciardone. Più in là, altri detenuti condannati per omicidio, c'è Antonino Speziale, il giovane che uccise l’ispettore Filippo Raciti durante il derby Catania-Palermo.
Sono i detenuti a leggere le letture. E poi la preghiera dei fedeli. La messa è animata dai volontari del Rinnovamento dello Spirito, che fanno parte della comunità dell’Amen. In prima fila, il sindaco Leoluca Orlando, il provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria Maurizio Veneziano, la direttrice dell’istituto Rita Barbera, il presidente del tribunale di sorveglianza Giancarlo Trizzino, il comandante e il vice comandante della polizia penitenziaria Michelangelo Aiello e Maria Teresa Gallo. Anche all’offertorio sono i detenuti ad andare in corteo all’altare. Don Corrado ringrazia tutti, abbraccia un giovane migrante pure lui ospite dell’Ucciardone.
Per tutti ha una parola di speranza. "Che possiate vedere la bellezza che illumina la nostra vita. Tutti abbiamo bisogno di luce. E il Vangelo è la bella notizia": Fa una pausa, sorride e dice: "Voi lo sapete cos’è una bella notizia, vero? Ad esempio, il ministero scrive al direttore per dirle: devi liberare tutti, subito. Ecco, questa è una bella notizia". E scoppia una grande risata. Don Lorefice è già di casa all’Ucciardone.