Ha deposto a Rebibbia il pentito Di Carlo
Secondo processo per la strage di Capaci, pentito: "Gli 007 arabi erano interessati"
I servizi segreti arabi agli inizi degli anni Novanta erano particolarmente interessati a quanto accadeva in Italia e in Sicilia in particolare. Lo ha sostenuto il collaboratore di giustizia Francesco Di Carlo, boss di Altofonte, deponendo a Rebibbia nell'ambito del secondo processo per la strage di Capaci. Di Carlo, scarcerato per avere espiato tutta la pena dopo essere stato condannato in Inghiterra a 25 anni di carcere, per un traffico internazionale di stupefacenti, ha riferito alla Corte di aver incontrato uomini appartenenti ai servizi segreti arabi. In particolare, nel '91, durante un incontro, questi 007 "si misero a completa disposizione" per risolvere eventuali "questioni italiane". "Sostenevano che potevano arrivare a tutto. Credo - ha spiegato il pentito - che volevano dare una mano per aggiustare la sentenza sul maxiprocesso. Cosa nostra non era abituata a subire pesanti condanne. Sostenevano di conoscere bene il giudice Falcone e dicevano che faceva parte dei servizi segreti americani. Li misi quindi in contatto con mio cugino Antonino Gioe'". Di Carlo ha anche aggiunto di nutrire dei dubbi sul suicidio di Gioe': "Sapeva troppe cose ed era sano di mente". "Poco prima del fallito attentato all'Addaura ha aggiunto pentito - mi vennero a trovare in carcere in Inghilterra, un certo Giovanni, una persona inglese e un terzo uomo che poi scoprii essere Arnaldo La Barbera. Giovanni, mi disse che Cosa nostra voleva che Falcone venisse trasferito da Palermo, perche' stava facendo grossi danni, perche' stava rovinando tutti e che bisognava fermarlo perche' sarebbe diventato un disastro per tutta l'Italia". Cosa nostra, "in particolare i corleonesi", voleva il trasferimento del giudice "ed era pronta a ricorrere a qualsiasi mezzo. L'obiettivo era quello di neutralizzarlo. A quel punto ho mandato un bigliettino a Ignazio Salvo, che all'epoca era a Roma, pregandolo di mettersi a disposizione, visto che lui era un uomo di Cosa nostra e politicamente era molto preparato".