Per il giudice delle indagini preliminari solo reato di opinione
La donna libica fermata, scontro a Palermo tra Gip e Procura
E' scontro a Palermo tra l'ufficio del Gip e la Procura, dopo il fermo della presunta terrorista libica. "Quelle della Procura sono dichiarazioni avventate e inopportune", che "delegittimano lavoro e funzione" del Gip. Così il presidente dei Gip di Palermo Cesare Vincenti e il suo vice Gioacchino Scaduto sul caso della ricercatrice libica Khadiga Shabbi. Il Gip non aveva convalidato il suo fermo per apologia di reato con finalità di terrorismo, ordinando il divieto di dimora per reato di opinione. "Siamo sconvolti - aveva commentato la Procura - è una misura inadeguata e contraddittoria".
Secondo Vincenti e Scaduto, le posizioni della Procura sul caso della donna libica "rischiano di creare nell'opinione pubblica un allarme ingiustificato, di cui in questa fase storica non si sente affatto il bisogno".
"La donna - spiegano in una nota - non è infatti accusata di atti di terrorismo o di associazione terroristica in collegamento con esponenti di gruppi terroristici o foreign fighters, come potrebbe intendersi, ma soltanto di un reato di opinione: l'avere cioè espresso il suo personale apprezzamento nei confronti dell'ideologia di gruppi ritenuti terroristici, manifestazione del pensiero che può diventare reato solo se resa pubblica".
Nella nota si osserva pure che non si può "indulgere a semplificazioni, ad emozioni o a precarie suggestioni esterne"