Nei presidi pure i lavoratori dell'indotto
Gela, i lavoratori Eni bloccano le strade: "Inganno di Stato"
Il prefetto di Caltanissetta Maria Teresa Cucinotta convoca le segreterie provinciali di Cgil, Cisl e Uil e una delegazione dei lavoratori del petrolchimico di Gela, che da stamani bloccano le vie di accesso alla città in difesa dei posti di lavoro e contro la chiusura della raffineria Eni. Il rappresentante del governo chiede la rimozione dei blocchi e il ripristino della normale circolazione viaria. Dai sindacati, però, arriva un netto rifiuto: "Non ci muoviano in mancanza di una convocazione del governo Renzi e dell'Eni e di un serio impegno ad accelerare l'apertura dei cantieri per la bonifica delle aree inquinate dall'industria petrolifera e per la riconversione degli impianti verso la produzione di bio-carburanti". In attesa che il progetto arrivi a compimento, dovrebbero essere trovati gli strumenti per la proroga degli ammortizzatori sociali, ormai scaduti. Ma fonti vicine alla direzionale della raffineria precisano che l'azienda conferma i suoi impegni (investimenti per 2,2 miliardi di euro) e ribadisce di avere rispettato finora il calendario degli interventi avviando già numerosi cantieri. L'accordo di programma, è la tesi dell'azienda, non dipende dall'Eni ma dalle istituzioni. Si muove anche la Regione: il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, convoca le parti sociali per giovedì prossimo a Palermo. Intanto, sulla Statale Gela-Catania e su quella per Licata i gruppi di lavoratori che le presidiano, malgrado il freddo polare, diventano sempre più numerosi: la battaglia si allarga ad altre categorie: contadini, commercianti, studenti. Molte le donne (lavoratrici e mamme) presenti ai blocchi, dove il traffico viene fatto scorrere lentamente, con il passaggio di una decina di mezzi, in entrambi i sensi di marcia, ogni 15-20 minuti. Consistente la presenza di poliziotti, carabinieri e vigili urbani per garantire l'ordine pubblico, anche se non si registrano incidenti né atti di intolleranza. Solidale con i manifestanti anche il sindaco di Gela Domenico Messinese (M5S), che si reca con alcuni componenti della giunta nelle strade dove sono stati istituiti i blocchi: "Siamo al loro fianco - spiega - in una battaglia che riconosca il ruolo economico di un territorio che non può essere considerato come un limone da buttare via dopo essere stato spremuto". Domani la città sciopera "per non morire sotto i colpi di un inganno di Stato", dicono i sindacati confederali. La giornata di lotta, già prevista, è dei chimici; ma Gela la farà propria con cortei e manifestazioni per invocare sviluppo e occupazione. Finora 600 dipendenti Eni sono stati trasferiti in altri siti, in Italia e all'estero. Stessa sorte spetta entro fine mese ad altri 150 loro colleghi, mentre i lavoratori dell'indotto a rischio licenziamento sono un migliaio.