Montante "avvisato" per concorso esterno in mafia
Perquisite le abitazioni del presidente di Confindustria Sicilia
Perquisizioni negli uffici e nell'abitazione di Antonello Montante, presidente di Confindustria Sicilia, indagato dalla procura di Caltanissetta per concorso esterno in associazione mafiosa. La polizia ha eseguito le perquisizioni nelle tredici abitazioni dell'industriale di Serradifalco, tra Caltanissetta e Milano. I legali parlano di "avviso di garanzia che fa chiarezza. Daremo ogni contributo all'indagine ove si ipotizza, addirittura, un concorso esterno a favore di personaggi mafiosi - affermano gli avvocati Nino Caleca e Marcello Montalbano - che lo stesso Montante ha contribuito a colpire duramente sia sotto il profilo della libertà personale che dell'illecito arricchimento. Personaggi, quindi, dai quali è possibile aspettarsi ogni forma di reazione calunniosa". Perquisita anche la sede di Confindustria Sicilia a Palermo. "Avendo finalmente letto il capo di incolpazione che sta alla base dell'indagine della Procura di Caltanissetta, il nostro assistito, con ancora più forza - proseguono i legali - ribadisce la più assoluta estraneità ad ogni ipotesi delittuosa".
All'imprenditore indagato la Procura contesta i legami con Vincenzo Arnone, boss di Serradifalco, figlio di Paolino Arnone, storico padrino morto suicida nel carcere di Caltanissetta nel 1992. Vincenzo Arnone fu testimone di nozze di Montante. A parlare delle "relazioni pericolose" del presidente di Confindustria è stato il pentito Salvatore Di Francesco, mafioso di Serradifalco, paese d'origine di Montante. Di Francesco, ex dipendente dell'Asi, l'area di sviluppo industriale, si sarebbe occupato della gestione degli appalti per conto di Cosa Nostra. Nell'atto d'accusa della procura contro Montante ci sono le dichiarazioni di altri tre collaboratori di giustizia: Pietro Riggio, Aldo Riggi e Carmelo Barbieri.
Contro il presidente di Confindustria Sicilia, i pm di Caltanissetta portano anche la testimonianza di un imprenditore di Caltanissetta a cui Montante avrebbe chiesto di cambiare in banconote di piccolo taglio una grossa somma di denaro: "Tra i 100 mila e i 300 mila euro", avrebbe detto, "tra molte reticenze", scrivono i pm. La richiesta sarebbe avvenuta "tra il novembre e il dicembre 2014". Secondo la ricostruzione del procuratore aggiunto Lia Sava e del sostituto Stefano Luciani, Montante potrebbe aver creato "risorse economiche occulte" utilizzate anche da esponenti mafiosi.
I vertici di Confindustria Sicilia difendono a spada tratta il numero uno degli industriali. "L'avviso di garanzia notificato oggi al presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante, serve a fare chiarezza e non intacca minimamente il valore dell'impegno che Montante, negli anni, ha profuso in prima persona contro i mafiosi".
Ad affermarlo i vertici di Confindustria Sicilia. "Per quanto ci riguarda - aggiungono - concorreremo a fornire ai magistrati tutti gli elementi utili all'accertamento della verità in adesione e nel solco dell'azione di Montante che, sempre in stretta sinergia con Magistratura e Istituzioni, ha operato e continua a farlo per
sostenere le imprese vittime dei mafiosi. É per questo che l'intero vertice di Confindustria Sicilia non può che rinnovare la fiducia e la vicinanza all'uomo e all'imprenditore Antonello Montante che ha ribadito - come hanno sottolineato i suoi legali - l'assoluta estraneità a ogni ipotesi delittuosa".