Serve il marchio
Cioccolato di Modica, i dolcieri: serve una vera tutela
Il Cioccolato di Modica, oggetto di culto e di polemiche. Ed è anche pronto un gruppo di artigiani dolcieri intenzionati a tutelare il prodotto visti i ritardi del Consorzio attualmente esistente. Consorzio che, tra l’altro, non compare nell’elenco di quelli incaricati dal Ministero delle Politiche Agricole ai sensi dell’articolo 14 della legge 526/99, elenco aggiornato al 18 gennaio 2016. Cosa significa tutto ciò? Forse che si è all’anno zero per il riconoscimento IGP (Identificazione Geografica Protetta)? Se non esiste un marchio – dicono le norme ministeriali – non ci può essere un Consorzio e se non c’è un Consorzio incaricato, non si può avviare una pratica per l’IGP. E quale è il disciplinare per la produzione del Cioccolato di Modica? Tutte domande che si pongono i “dolcieri ribelli” pronti a recuperare il tempo perduto e ad incalzare anche la Camera di commercio di Ragusa che, da anni, sembra giocare a nascondino sull’argomento eludendo le richieste di quanti pretendono chiarezza sul Cioccolato di Modica e sull’iter relativo all’IGP.
Il Cioccolato di Modica oggetto, appunto, di culto e di polemiche. Di culto, perché viene apprezzato a livello mondiale (anche i lussuosi ipermercati della Danube Company, in Arabia Saudita, hanno siglato un contratto con l’azienda Sabadì di Simone Sabaini per una consistente fornitura di cioccolato modicano); di polemiche, dopo la recente campagna promozionale della Lidl che, nell’ambito di una sua iniziativa che intende favorire i prodotti italiani, ha venduto la barretta da cento grammi a 1 euro e 49 centesimi, abbassando del 25% il prezzo generalmente praticato nelle dolcerie. La campagna promozionale ha avuto un grande successo e migliaia di barrette hanno “preso il volo” in tutta Italia. Tutti contenti? Per nulla. L’iniziativa è stata vista come una “svendita” di un prodotto tipico e assolutamente originale che andrebbe tutelato con l’attenzione e la professionalità degne di una “eccellenza” del territorio. Purtroppo, però, non avendo ancora l’IGP il cioccolato di Modica può diventare – ma non è l’unico caso – oggetto di svendite e di operazioni di mercato, legittime sì, ma dannose per l’immagine di un prodotto così particolare. Immagine che andrebbe assolutamente tutelata da quel Consorzio esistente sulla carta dal 2003 ma che, da anni, sostiene che la pratica per l’IGP è “in dirittura d’arrivo”. Se parlassimo in termini ciclistici, verrebbe da dire che si tratta di una volata lunga, troppo lunga per non destare qualche sospetto di inefficienza organizzativa o di mancanza di una seria programmazione.
Il Consorzio di tutela (che, però, come risulta dall’elenco dei Consorzi incaricati, per il Ministero non esiste) presieduto da Salvatore Peluso, dopo la sua ultima riunione, ha diramato una nota sulla questione Lidl, affermando che la campagna della grande catena di supermercati ha fatto conoscere ancora di più il cioccolato di Modica. Ma bisognerebbe anche dire che, proprio perché si trattava di una iniziativa di grande respiro mediatico, sarebbe stato opportuno che il produttore del cioccolato (presentato in una confezione poco elegante e con indicazioni molto approssimative se non addirittura errate) avesse concordato tutto (dal prezzo al confezionamento, alla descrizione delle caratteristiche del prodotto) proprio con l'attuale Consorzio che ha, come sua principale missione la tutela e la promozione del cioccolato di Modica. Se così non è, tutti i consorziati possono sentirsi autorizzati a intraprendere iniziative simili con un fine esclusivamente commerciale, lasciando dietro la porta proprio la tutela della qualità e della originalità della “barretta” sulla quale “viaggia” il turismo nella città della Contea.
Ora che il caso è scoppiato a livello nazionale, è il momento che il Consorzio si assuma tutte le responsabilità e non diventi una sorta di…”Pilato al cioccolato”, lavandosene le mani e nascondendosi dietro il comodo paravento della promozione a buon mercato. E la stessa cosa dovrebbe fare la Camera di commercio di Ragusa.
Secondo quanto scrive il sito on line “Dissapore”, meglio farebbe il Consorzio a non consentire che il cioccolato di Modica venga prodotto a Viterbo e impacchettato altrove, quindi smerciato da aziende che con il territorio ibleo non hanno nulla a che spartire. Il rischio è, se non di svendere l’immagine del cioccolato di Modica, con annesso flusso di visitatori praticamente ininterrotto, di svalutarne prestigio e considerazione”.
Delle polemiche e delle iniziative estemporanee si rammarica anche chi va considerato il “padre” del successo commerciale del cioccolato di Modica, Franco Ruta - titolare dell’Antica Dolceria Bonajuto - che ha avuto l’indiscusso merito di rilanciare prodotto e immagine del prodotto. “Nel 1992 – dichiara Ruta - dopo la morte di mio padre, quando la Dolceria decise di ripensare il percorso del Cioccolato, i produttori erano tre. Ora siamo più di trenta. Il nostro è ormai un prodotto di culto. Legato indissolubilmente alla città. In altre parole, fa da traino turistico, al pari dei suoi monumenti. Credo di poter dire senza essere smentito che l’afflusso dei visitatori corre lungo le tavolette del nostro cioccolato. Dunque, è assurdo svilirlo”. Ruta, nel 2003, è stato fra i promotori del Consorzio di Tutela. Uscì nel 2005.