Dopo parto in clinica privata Gibiino
Nicole morta a Catania, Pm chiede rinvio a giudizio per 5 indagati
La Procura di Catania ha chiesto il rinvio a giudizio di cinque medici nell'ambito dell'inchiesta sulla morte di Nicole Di Pietro, la piccola deceduta il 12 febbraio del 2015 poco dopo la nascita nella clinica Gibiino, mentre era in corso il trasferimento in ambulanza in un ospedale di Ragusa. Imputati sono la ginecologa Maria Ausilia Palermo, il neonatologo Antonio Di Pasquale e l'anestesista Giovanni Gibiino, indagati per omicidio colposo; l'ostetrica Valentina Spanò per false attestazioni; e il direttore sanitario Danilo Audibert per favoreggiamento personale. L'udienza preliminare si terrà il 6 aprile davanti al Gup Alessandro Ricciardolo. L'inchiesta era nata dopo la denuncia dei genitori della piccola, Andrea Di Pietro e Tania Laura Egitto, che nel procedimento sono parte offesa. La coppia l'8 gennaio scorso ha avuto una figlia, che hanno chiamato Victoria Maria. "Ieri è stato il giorno della nostra rinascita - ha postato la mamma di Nicole sul proprio profilo Facebook - adesso non possiamo più permetterci giorni tristi, ma con più forza continueremo a chiedere giustizia per la nostra piccola Nicole, il nostro primo amore... che non smetterà mai di mancarci". Del caso si è occupato anche il ministero della salute, con l'invio di ispettori e di carabinieri del Nas. Accertamenti sono stati svolti anche dall'assessorato regionale. Le indagini sono state eseguite dalla squadra mobile della Questura e dal nucleo di polizia giudiziaria della Procura di Catania. L'accusa contesta alla ginecologa Maria Ausilia Palermo, al neonatologo Antonio Di Pasquale e all'anestesista Giovanni Gibiino è l'omicidio colposo per "aver cagionato il decesso" della neonata per "colpa generica consistita in negligenza, imprudenza e imperizia". La morte sarebbe sopravvenuta per "arresto irreversibile delle funzioni vitali consecutivo a grave sofferenza acuta fetale". In particolare la ginecologa, sostiene l'accusa, "avrebbe effettuato un monitoraggio inadeguato della partoriente nella fase di travaglio" e "non avvedendosi di una sofferenza fetale in atto, ometteva colposamente di intervenire chirurgicamente con un parto cesareo". Dopo la nascita di Nicole, ricostruisce la Procura, il neonatologo e l'anestesista avrebbero eseguito "manovre rianimatorie inadeguate, aggravando cosi' la sofferenza respiratoria della neonata, procedendo tardivamente all'intubazione della piccola, dopo 20 minuti, e non eseguendo un accesso venoso". Ai tre medici è contestato anche il reato di falso ideologico per "attestazioni nella cartella neonatale di Di Pasquale e di Gibiino in ordine agli interventi rianimatori praticati e alle condizioni di salute della bambina immediatamente dopo la nascita, con l'annotazione di valori incompatibili con le reali condizioni di salute della neonata" e "della ginecologa Palermo e dell'ostetrica Valentina Spanò nella scheda di travaglio della partoriente, che riporta un valore del battito cardiaco del feto". A Danilo Audibert, all'epoca direttore sanitario, la Procura contesta il favoreggiamento personale "sulla presenza in sala parto del kit di emergenza neonatale". Alla ginecologa Palermo sono contestate lesioni personali colpose nei confronti di Tania Laura Egitto, madre di Nicole, per "la mancata rimozione di una garza durante le fasi di applicazione dei punti di sutura post partum, con conseguente insorgenza di un'infezione protrattasi per 13 giorni fino alla definitiva rimozione del corpo estraneo, avvenuta al pronto soccorso dell'ospedale Cannizzaro di Catania". Le indagini sono state coordinate dal procuratore Michelangelo Patanè e dai sostituti Alessandra Tasciotti e Angelo Brugaletta.