Teatro Massimo, Vincenzo Bellini
Catania, rivivono "Muse" nel Trovatore di Verdi
Mnemòsine, figura mitologica figlia di Urano e Gea che personifica la memoria, dopo essere stata amata da Zeus, partorì nove figlie: le Muse. Pausania però riferisce che, originariamente, le figlie fossero tre, ossia Melete, la Pratica, Mneme, il Ricordo, e Aoide, il Canto.
Al Teatro Massimo di Catania Vincenzo Bellini è andato in scena "Il trovatore", considerato il capolavoro della trilogia popolare verdiana. Il melodramma, curato da Renzo Giacchieri, ha entusiasmato per la freschezza e la linearità d'esecuzione. Obiettivo fortemente voluto dal regista, che si concede solamente l'extra-ordinaria entrata in scena di Ferrando, interpretato da Francesco Palmieri, dal fondo della platea al grido "All'erta", e cantare tutta la prima scena davanti al parapetto che si affaccia sul golfo mistico, come fosse davanti ad una ringhiera protesa sul destino.
La cifra di questo “Trovatore” è proprio la memoria, non l’evanescente pensiero, bensì la consapevolezza che si fa presenza attraverso la “Pratica”, della direzione orchestrale e corale; attraverso il “Ricordo”, quello della prima rappresentazione avvenuta presso il Teatro Apollo di Roma nel 1853; ed infine con il sostegno del “Canto”, quello espresso dagli interpreti sulla scena, sopra tutti la soprano Dimitra Theodossiou che interpreta Leonora ed il baritono Giuseppe Altomare, nelle vesti del Conte di Luna.
Una rappresentazione che riesce a dare sostanza alle speranze e non alle paure. Il vero segreto è quello di accostarsi all’opera come fosse la prima volta, con stupore e meraviglia e lasciarsi imbrigliare dalla forza sensuale e misteriosa del cuore. Melodie che cambiano velocemente, ritmi alterni e sentimenti che attraversano l’anima denudandola. Questo è il Verdi più vicino alla memoria originale, o almeno questo è stato il tentativo fatto dal regista Giacchieri, cui va anche il plauso per le scene ed i costumi.
Tra le note di merito, quella relativa alla direzione del coro e dell’orchestra di Gianna Fratta, brava a non sbilanciare l’enfasi verso il cantato.
Una nota di demerito, il pubblico. La carica e l’entusiasmo che infonde quest’opera di Verdi, non possono lasciare tiepidi. Delle due l’una, o si è abituati a palcoscenici ben più prestigiosi (Non saprei quali, e soprattutto il perché), oppure si è oramai talmente abituati da considerare normale il privilegio dell’ascolto.
Di seguito il calendario e tutte le straordinarie maestranze che hanno reso possibile lo spettacolo.
Sabato 5 Marzo 2016 - ore 20.30 (Turno A); Domenica 6 Marzo 2016 - ore 17.30 (Turno S/2); Martedì 8 Marzo 2016 - ore 20.30 (Turno B); Mercoledì 9 Marzo 2016 - ore 17.30 (Turno S/1); Giovedì 10 Marzo 2016 - ore 17.30 (Turno C); Venerdì 11 Marzo 2016 - ore 17.30 (Turno R); Sabato 12 Marzo 2016 - ore 17.30 (Turno D); Domenica 13 Marzo 2016 - ore 17.30 (Fuori abbonamento)
La compagnia vede impegnati: Ross Craigmile maestro del coro, Margherita Aiello assistente regia, Maria Claudia Porto assistente regia, Beatrice Tamà assistente costumi, Salvatore Da Campo luci.
ll conte di Luna, giovane gentiluomo aragonese, Giuseppe Altomare – Enrico Marrucci (R, S1, S2), Leonora, dama di compagnia della Principessa d'Aragona, Dimitra Theodossiou – Alessandra Rezza (R, S1, S2), Azucena, zingara della Biscaglia, Nidia Palacios – Isabel De Paoli (R, S1, S2), Manrico, ufficiale del principe Urgel e presunto figlio di Azucena, Angelo Villari – Antonino Interisano (R, S1, S2), Ferrando, capitano degli armati del conte di Luna Francesco Palmieri, Ines, confidente di Leonora Valeria Fisichella, Ruiz, soldato al seguito di Manrico - Un messo Riccardo Palazzo. Un vecchio zingaro, Alessandro Vargetto. Compagne di Leonora e religiose, familiari del conte, uomini d'arme, zingari e zingare.