La tragedia nel mare della Libia
Catania, rito abbreviato per "capobarca" e "mozzo" per i 750 migranti morti nel 2015
E' stato incardinato e aggiornato al prossimo 17 maggio il processo, col rito abbreviato, davanti al Gup di Catania, Daniela Monaco Crea, per il naufragio del 18 aprile 2015 al largo della Libia in cui morirono circa 750 migranti. Soltanto 28 le persone sopravvissute. Tra loro anche due minorenni che si sono costituti parte civile, assistiti dall'avvocato Giorgio Forestieri. Imputati sono il presunto 'capitano' del natante, il tunisino Mohamed Alì di 27 anni, e il suo 'mozzo' siriano Mahmud Bikhit, di 25. I due, che si proclamano innocenti sostenendo di essere stati soltanto dei 'passeggeri', erano oggi presenti in aula. Sono accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, e al 'capitano' sono contestati anche l'omicidio colposo plurimo e il naufragio. Il suo legale l'avvocato Massimo Ferrante aveva chiesto l'acquisizione della scatola nera del mercantile 'King Jacob', ma il Gup ha rigettato l'istanza. Il siriano Bikhit è difeso dall'avvocato Giuseppe Ivo Russo. Secondo la Procura di Catania, presente in aula con due sostituti della Dda, Andrea Bonomo e Rocco Liguori, il naufragio "fu determinato da una serie di concause, tra cui il sovraffollamento dell'imbarcazione e le errate manovre compiute dal 'comandante' Malek, che portarono il peschereccio a collidere col mercantile King Jacob", intervenuto per soccorre i migranti. Sono un centinaio i corpi recuperati dalla marina militare dal relitto del peschereccio. La prossima udienza sarà riservata agli interventi dell'Accusa e delle parti civili.