Musica
"Le streghe di Venezia" a Palermo: manca la magia della favola
"Le streghe di Venezia", opera in due atti di Philip Glass, è un affresco grottesco e terribile della società dei consumi. Nata come una favola ambientata nella magica città lagunare, nelle mani del regista Giorgio Barberio Corsetti è diventata occasione di divertissement, di ironia, spesso priva di gusto, sempre sopra le righe, con inserti fantasiosi come il salone di bellezza delle streghe, dove la depilazione viene eseguita con enormi seghe o come l'immancabile orco che qui è visto come un travestito in minigonna rossa, grossa pancia e tacchi alti. Sono tutti interventi della regia, che non erano certo previsti dal libretto del disegnatore, Beni Montresor, o dai testi aggiunti di Vincenzo Cerami. Manca la magia della favola, resta la tecnica dei filmati, dei chroma key, della bella idea del vento che fa volare i due bambini verso un destino migliore. Uno spettacolo che ha destato molte delusioni nel pubblico in uscita, e pareri contrastanti anche sulla sua possibile destinazione: per bambini o per adulti? C'è la scena di un'orgia che coinvolge il re inebetito, ma c'è anche la narrazione delicata e felice della piccola Carlotta Maestrini. Tutti d'accordo, invece, sulla bella e interessante partitura di Glass e sulla eccellente direzione di Francesco Lanzillotta, giustamente considerato uno dei direttori d'orchestra emergenti. Molto convincente la domestica di Valeria Tornatore, bravi senz'altro i due bambini, la Maetrini e Riccardo Romeo, come Gabriella Costa nel ruolo della fata e il Re di Gianluca Bocchino. Si replica fino al 5 maggio.