E' giallo
Dubbi identità Boss del traffico di migranti, la Procura va avanti
Si ingarbuglia sempre di più la vicenda dell'arresto dell'eritreo ritenuto essere a capo di una delle organizzazioni che gestiscono il traffico di migranti verso le coste siciliane. La Procura di Palermo, non commenta ma va diritto per la propria strada. I magistrati non credono alla scambio di persona, ipotesi avanzata ad esempio dalla Bbc che cita la testimonianza di connazionali del 35enne estradato. Il "raid" con cui - attraverso la cooperazione tra polizie giudiziarie di vari Paesi tra cui la Gran Bretagna - si e' arrivati ad ottenere una estradizione dal Sudan resta un "fatto unico, praticamente storico". Medhane "Mered" Yedhego viene ritenuto uno dei capi della rete transnazionale che gestisce il traffico di migranti dalla zona subshariana fino alla Libia e poi verso l'Europa, attraverso i viaggi della speranza sul Mediterraneo. L'uomo, giunto la notte scorsa a Roma Ciampino a bordo di un aereo di Stato, e' stato consegnato dalle autorita' sudanesi che hanno fornito "collaborazione". E domani nella Capitale dovrebbe svolgersi l'interrogatorio di garanzia davanti al gip a cui parteciperanno anche i magistrati palermitani. Pm e investigatori lo "tallonavano" da meta' 2014. Avevano individuato le sua utenze telefoniche e lo ascoltavano. Prima operava a Tripoli. Poi si e' spostato a Karthum. La geolocalizzazione e svariati riscontri sono il frutto anche di una proficua ed intensa condivisione di elementi e risultanze investigative raccolte dagli investigatori italiani e sviluppate dalla Nca (National Crime Agency) britannica che ha, di fatto, fornito la ragionevole certezza sul target. Le indagini - partite subito dopo la strage di Lampedusa del 2 ottobre 2013 - sono sfociate in due operazioni, Glauco e Glauco 2 - non si sono mai fermate e, come e' naturale, proseguono su svariati fronti. Di parere diametralmente opposto alcuni amici dell'uomo: "Non è lui la persona che cercano" sostengono. Secondo la loro testimonianza, la persona arrestata si chiama Mered Tesfamariam e ha 28 anni. E, a conferma di quanto sostengono, anche alcune foto pubblicate dalla Bbc che ritraggono l'"amico" arrestato in Sudan ed estradato a Roma. Uno degli amici, Hermon Berhe, ha detto alla polizia di essere cresciuto con il giovane arrestato: "Non credo possa essere coinvolto in niente del genere. E' una persona buona", ha detto. Un altro eritreo racconta di aver condiviso una casa in Sudan con l'arrestato. E una giornalista svedese di origine eritrea, che lo scorso anno intervistò Mered, sostiene che il giovane delle foto non è lui, ma un ragazzo con lo stesso nome. "E' solo un rifugiato che si trovava a Khartoum", ha detto al quotidiano svedese Aftonbladet.