Il deputato che ha denunciato i suoi estortori
Siracusa, Gennuso: "Se lo Stato non mi protegge non vado all'Ars"
Deputato regionale siciliano denuncia estorsione ai danni delle sue attività imprenditoriali, collabora per l'arresto di due noti boss palermitani, ma non viene tutelato dallo Stato. E' quanto accaduto a Palermo nei giorni scorsi, quando a seguito di una serie di riscontri da parte dei carabinieri sono stati arrestati nell'operazione "Bingo Family" diversi esponenti della famiglia mafiosa di Santa Maria del Gesù. Tra le persone finite in manette anche i fratelli Giorgio e Cosimo Vernengo, figli del boss che sta scontando l'ergastolo.
La famiglia Gennuso, tra le attività che svolge, è proprietaria anche di una sala Bingo nel quartiere palermitano della Guadagna. Dopo aver tentato di chiudere il rapporto con i titolari del bar all'interno del Bingo che non pagavano affitto da ben otto anni, si è visto recapitare una richiesta di estorsione che ha prontamente denunciato ai carabinieri. "Mi sono sentito chiedere la somma di 50 mila euro - ha dichiarato il deputato intervistato dal quotidiano La Repubblica-. Ho denunciato tutto e gli arresti eccellenti sono arrivati anche a seguito delle mie testimonianze".
Adesso il deputato teme per la sua vita. Ha scritto a tutte le massime autorità, dal Ministro dell'Interno Angelino Alfano fino ai prefetti di Siracusa, dove vive con la famiglia, e Palermo, e perfino al presidente dell'Assemblea regionale e al presidente della Regione Rosario Crocetta. Nessuna risposta però è giunta dai vari palazzi. "Io e i miei figli - dice ancora Gennuso - preferiamo restare a Siracusa". Naturalmente questo comporta un'assenza ingiustificata dal parlamento siciliano al deputato che costa 120 euro al giorno di ammenda e tutta una serie di disagi soprattutto alla sua autonomia politica ed imprenditoriale.
"L'aspetto economico è secondario - conclude -qualcuno deve assicurarmi il diritto a esercitare con serenità la mia attività di parlamentare, altrimenti non vado all'Ars".