Teatro dialettale
Palazzolo Acreide, piazza strapiena per lo spettacolo degli ArteFatti
All'interno del tabellone teatrale palazzolese, che ha visto e vedrà ancora spettacoli e compagnie alternarsi sul palco di San Paolo fino al 31 luglio, mercoledì è stata la volta dei padroni di casa gli ArteFatti, con la commedia in tre atti "Forse è megghiu figghiu ri enne enne" di Paolo Ferla con la co-regia di Gaetano Scrofani.
Una commedia che ho avuto il piacere di vedere per la prima messa in scena lo scorso inverno e che ho rivisto volentieri l'altra sera scoprendo nuovi aspetti. La particolarità poi di essere con le mie figlie, che hanno riso a crepapelle nonostante la giovane età, mi ha dato la consapevolezza che, non solo il teatro dialettale piace ed è adatto ai bambini, con le sue gag ben costruite, gli equivoci della parole, dei gesti e le goffaggini accentuate dalla caratterizzazione delle maschere, ma che Paolo Ferla, scrittore e attore protagonista delle sue commedie, resta una delle penne del teatro dialettale più lucide, prolifiche e talentuose.
Tutto verte intorno alla figura del protaginista che vuol sapere chi sia il suo vero padre. Un desiderio che è anche metafora di chi vorrebbe a volte conoscere in anticipo il bilancio della propria esistenza o di qualunque altra esperienza profonda. Ad andare a scavare fino in fondo, alla fine, però si rischia di trovare delle sorprese. Esattamente come accade al protagonosta che scopre di non essere figlio di quel padre che immaginava e di cui andare fiero anzi, di contro scopre che colui che lo ha messo al mondo non è degno nemmeno di essere considerato un essere umano: perchè scopre di essere figlio di un boss della mafia, da cui prende definitamente le distanze rinnegandolo e denudandosi dei beni che a sua insaputa aveva utilizzato.
La mafia come madre/padre delle cose migliori che posseddiamo! Che destino crudele sarebbe, pensateci! Scoprire improvvisamente che tutto quello che di bello abbiamo intorno, altro non è che il frutto di ingiustizie, soprusi, violenza, prepotenza ed illegalità!
Purtroppo Paolo Ferla ha letto e visto bene, in molti aspetti la nostra realtà sociale, quella meridionale, molte volte è esattamente così: fondata sul malaffare e sulla corruzione.
Allora come il suo protagonista, non resta altra soluzione se non quella di spogliarsi di tutto, rinunciare al male e ricominciare a ricostruire ogni cosa dal basso.
A distanza di tempo la prova degli attori è risultata davvero convincente e fluida, senza contare che la piazza davanti la chiesa di San Paolo, dove lo spettacolo è andato in scena, esplodeva letteralmente di gente senza più posti e spazi da occupare! Bravi ragazzi...