L'inchiesta "I treni del gol"
Le partite comprate dal Catania per restare in serie B, Pulvirenti rinviato a giudizio
Il Gup Francesca Cercone, accogliendo la richiesta della Procura, ha rinviato a giudizio le persone coinvolte nell'inchiesta "I Treni del Gol" sul presunto acquisto di partite calcio per salvare il Calcio Catania dalla retrocessione dalla Serie B. Imputati sono l'ex presidente Nino Pulvirenti, l'ex ad Pablo Cosentino, l'ex Ds Daniele Delli Carri, l'ex agente di scommesse Giovanni Impellizzeri e i procuratori e faccendieri Fabrizio Milozzi, Fernando Arbotti e Piero Di Luzio. La prima udienza è stata fissata per il 22 novembre prossimo davanti ai giudici della prima sezione penale del Tribunale di Catania. Nel provvedimento il Gup, accogliendo la richiesta del Pm Alessandro Sorrentino, ha inserito tra le gare 'indagate' anche Avellino-Catania, che non era stata contestata nell'ordinanza di custodia cautelare.
Nel processo si sono costituiti parte civile Figc, Lega Serie B, la società di scommesse SK365 Malta Limite e una trentina di tifosi del Catania. Il reato contestato è di responsabilità amministrativa. Sono sei le gare al centro dell'inchiesta e che sarebbero state pilotate per tentare di permettere alla squadra rosso-azzurra di non retrocedere in Lega Pro. Le indagini erano state avviate dalla polizia di Stato, con accertamenti eseguiti dalla Digos della Questura, dopo la denuncia di minacce ricevute dall'allora presidente Nino Pulvirenti, che è stato messo agli arresti domiciliari e poi scarcerato dal Gip, dopo sue ammissioni di colpa, e poi sottoposto al Daspo per 5 anni dal questore di Catania. Pulvirenti, durante l'interrogatorio di garanzia al Gip, ha ammesso di avere pagato 100 mila euro ciascuno per le partite vinte con Varese e Trapani, e 50 mila euro ciascuno per ottenere il successo su Latina e Ternana. L'allora presidente del Catania, rilevava il Giudice per le indagini preliminari nel disporre la revoca degli arresti domiciliari, "nonostante i dubbi" avrebbe continuato i "pagamenti per il timore che i personaggi coinvolti nella vicenda potessero utilizzare il medesimo metodo ai danni della sua squadra", vista la "riconosciuta capacità degli stessi di alterare, contattando di volta in volta i giocatori, i risultati delle partite". Pulvirenti ha sempre negato di avere scommesso sui risultati.