Lo fa sapere il sindacato
Detenuto catenese prende a pugni un agente penitenziario nel carcere di Siarcusa
Un detenuto di origini catanesi ha aggredito con inaudita violenza un assistente capo di Polizia PenitenziariaC.G., in uno nei locali colloqui della casa Circondariale di Siracusa. A denunciarlo è il commissario del sindacato Uspp di Siracusa, Salvatore Santacroce.
P.G., da circa un anno recluso nella struttura di “Cavadonna”, ieri mattina, semplicemente perché infastidito di dover sottostare alla perquisizione ordinaria da parte del personale di Polizia Penitenziaria, operazione prevista per chiunque abbia effettuato un colloquio visivo con i propri congiunti, dopo aver inveito a parole con l’agente addetto ai controlli, è passato alle vie di fatto aggredendo letteralmente il poliziotto con pugni al volto fino a stremarlo. Solo con il successivo intervento da parte di altro personale di Polizia Penitenziaria coordinato dalla Commissaria Elisa Buscemi, si è potuto evitare il peggio e, finalmente, la situazione è stata ripristinata.
L’assistente P.G. è stato trasportato al pronto soccorso dell’Ospedale Umberto I° di Siracusa dove è stato affidato alle cure mediche per le ecchimosi riportati.
La stessa Commissaria è dovuta ricorrere alle cure mediche a seguito dell’eccessivo carico di stress determinato dall’inaccettabile – ennesima – aggressione,
"In quel di “Siracusa carcere” - dice il sindacato - la sproporzione tra il numero dei detenuti presenti e il personale di Polizia Penitenziaria, ampiamente lamentata anche negli ultimi tavoli di concertazione tenutisi presso il Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria , oggi più che mai al collasso anche per la inopportuna apertura di un nuovo padiglione detentivo di oltre 200 reclusi della categoria “Alta Sicurezza”, soprattutto in alcuni contesti delicati e nevralgici come ad esempio quello del reparto colloqui e dell’ufficio matricola , destano preoccupazioni notevoli e determinano carichi di lavoro per gli addetti oltre la soglia di sopportazione determinando così inevitabili disfunzione del sistema. Questi sono sintomi di un sistema penitenziario sofferente, ormai agonizzante".