Tangenti per appalti alla Marina Militare, 7 arresti a Taranto: c'è pure un imprenditore di Messina
"Il giro delle tangenti è continuato in modo sistematico fino ad epoca recentissima" e, verosimilmente, "potrebbe essere tuttora in corso e aver riguardo comunque anche ad altre articolazioni della Marina Militare di stanza a Taranto diverse da Maricommi". Lo scrive il gip del tribunale di Taranto, Pompeo Carriere, nell'ordinanza di custodia cautelare notificata oggi dalla Guardia di finanza a sette persone: un ufficiale della Marina militare, un dipendente civile della Difesa, quattro imprenditori e un commerciante. Si tratta della seconda tranche dell'indagine su presunte mazzette pagate per l'affidamento di appalti, servizi e forniture da parte del reparto Maricommi, il commissariato della Marina militare. Una inchiesta che sta scoperchiando un vero e proprio vaso di Pandora. E' salito a 15, infatti, il numero degli indagati arrestati a partire dal 14 settembre 2016. La prima fase dell'attività investigativa, condotta dal pm Maurizio Carbone, si era conclusa con la richiesta di rinvio a giudizio per altri 11 indagati: 9 ufficiali, un sottufficiale e un dipendente civile del Ministero della Difesa. Il gip Carriere, nel provvedimento restrittivo, parla di un sistema "gravemente malato di assegnazione degli appalti e degli affidamenti di servizi per la Marina militare di Taranto che non rivela segni di guarigione". Le misure cautelari in carcere riguardano Paolo Bisceglia, imprenditore di Messina; Marcello Martire, dipendente civile del Ministero della Difesa in servizio a Maricommi (ai quali è stata notificata in cella una seconda ordinanza dopo quella del 6 ottobre scorso), e gli imprenditori tarantini Giuseppe Musciacchio e Vincenzo Calabrese. Agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico il capitano di vascello Giovanni Di Guardo, ex direttore di Maricommi Taranto; l'imprenditore romano Pio Mantovani e il commerciante tarantino Gaetano Abbate, titolare della Kent srl di Taranto, che forniva capi di abbigliamento destinati alla Marina Militare. Proprio Di Guardo avrebbe messo in piedi - secondo l'accusa - un cartello di imprese per pilotare gli appalti di Maricommi ed estromettere le ditte concorrenti. In particolare, l'ufficiale avrebbe ricevuto nel settembre del 2016 da Bisceglia una mazzetta da 20mila euro pagata da Mantovani per aggiudicarsi l'affidamento di una fornitura di 6.600 litri di smalto del valore di 200mila euro. Altri 20mila euro sarebbero stati consegnati a Di Guardo da Musciacchio in cambio dell'affidamento di appalti per 214mila euro. Un'ulteriore tangente da 10mila euro sarebbe passata di mano in mano, da Abbate a Martire e infine a Di Guardo, per evitare di far scattare la polizza fideiussoria per un ritardo nel rifornimento di forniture di maglioni, berretti e tute sportive. L'imprenditore Calabrese avrebbe invece pagato 3mila euro a Di Guardo per il servizio da 35mila euro di smaltimento delle acque nere della nave Espero.