Mafiosi in frigo per evitare le microspie: 6 arresti ad Alcamo, preso pure il reggente della cosca
La Polizia di Stato e la Direzione investigativa antimafia (Dia) di Trapani hanno eseguito sei arresti nell'ambito di una indagine sulla famiglia mafiosa di Alcamo . Arrestato insieme ad altri cinque uomini d'onore il capo mandamento Ignazio Melodia. Sarebbe stato affiliato a Cosa nostra dal boss latitante Matteo Messina Denaro. Associazione mafiosa, estorsioni a imprenditori e condizionamento delle elezioni comunali di Alcamo sono i reati contestati.
Ignazio Melodia, 50 anni, più volte inquisito per mafia, viene indicato dagli investigatori come vicino a Matteo Messina Denaro, Sarebbe stato proprio il boss latitante, ritenuto l'erede di Bernardo Provenzano e Totò Riina, ad affiliarlo ritualmente a Cosa Nostra. Il padre di Ignazio, Diego Melodia, detto "consa seggie", è uno dei capostipiti dell'omonima famiglia mafiosa alcamese, condannato tra l'altro a 17 anni e tre mesi nell'ambito dell'indagine "Cemento libero" che porto' a undici arresti ed al sequestro di un impianto di produzione di calcestruzzo, la Medi Cementi srl del valore 1 milione di euro. Anche Ignazio, che avrebbe preso il posto dell'anziano padrino alla guida del mandamento, era stato condannato a 8 anni per mafia nel marzo del 2010.
Nell'operazione antimafia della polizia di Stato e della Dia nel trapanese, denominata freezer, oltre a Ignazio Melodia, sono stati arrestati anche Salvatore Giacalone 62 anni di Alcamo (che ha scontato una pena per tentata estorsione), Antonino Stella di 69 anni di Marsala, Filippo Cracchiolo 56 anni di Trapani, Giuseppe Di Giovanni, 32 anni di Alcamo e Vito Turriciano, 70 anni di Castellammare del Golfo, già detenuto.
Per evitare di essere intercettati i boss mafiosi trapanesi si riunivano per pochi minuti nella cella frigorifera del fruttivendolo Filippo Cracchiolo. Ma si sbagliavano. Ecco perchè l'operazione della polizia e della Dia trapanese è stata denominata Freezer. L'inchiesta scaturisce dall'indagine "Crimiso", del 2012. Grazie alle intercettazioni dei dialoghi tra Diego Rugieri e Michele Sottile, entrambi coinvolti, gli investigatori apprendono che a reggere la famiglia mafiosa di Alcamo, sin dalla sua scarcerazione (avvenuta appunto in quel periodo) sarebbe Ignazio Melodia, 61 anni, medico, fratello del capomafia incontrastato di Alcamo, Antonino (da oltre vent'anni in carcere per scontare ergastoli definitivi), nonchè figlio e nipote dei patriarchi di Cosa Nostra Cola e Diego Melodia. A confermare le ipotesi investigative, sul ruolo apicale di Ignazio Melodia, le registrazioni effettuate, grazie alle cimici, nella frigorifero di Cracchiolo (finito anch'egli in manette). Era proprio in una cella che Ignazio Melodia, credendo di essere al sicuro, si incontrava con i "picciotti" della cosca. Nel corso della conferenza stampa congiunta di polizia e Dia, tenutasi stamani in Questura, è stata evidenziata l'importanza della collaborazione di due imprenditori vittime delle estorsioni, che hanno fornito agli inquirenti elementi fondamentali per poter incastrare gli indagati dell'operazione Freezer.
Le cimici hanno registrato gli interessi della cosca nell'attività politica alcamese. In particolare, uno degli arrestati, Salvatore Giacalone, ritenuto dagli inquirenti da sempre vicino ai Melodia, avrebbe avvicinato l'ex sindaco di Alcamo Sebastiano Bonventre, esercitando, nei suoi confronti, pressioni affinchè l'esponente politico si convincesse a chiedere protezione alla mafia. Giacalone avrebbe detto a Bonventre che la sua posizione di primo cittadino lo esponeva a dei rischi e che quindi sarebbe stato utile ricevere la protezione della famiglia. Con chiarezza Giacalone ha detto a Bonventre che la famiglia era pronta ad intervenire a sua difesa. Per gli inquirenti, il messaggio di Giacalone era abbastanza chiaro: un modo per far sentire il sindaco in debito verso Cosa Nostra. Dall' indagine emerge pure che, in occasioni delle amministrative del 2016, Giuseppe Di Giovanni, avrebbe procacciato voti, "con minacce anche a mano armata a favore della compagna Alida Maria Lauria, candidata per la lista civica "Insieme si può", collegata al candidato sindaco Baldassare Lauria". La donna, medico chirurgo, tuttavia, non fu eletta.