Un anno fa ci lasciava Franco Ruta "signore" del cioccolato di Modica
Se, passeggiando al Corso, a Modica, lo sguardo viene catturato dal Duomo di San Pietro con le statue dei dodici apostoli a fare da sentinelle all’austera facciata della chiesa, non è questa la sola piacevole sensazione di quella fetta di città. Nell’aria, infatti, da un vicoletto – quasi nascosto alla vista di chi non apprezza la semplicità delle cose che sanno di genuine tradizioni – si spandono odori delicati di arancia, cannella, miele, vaniglia. E, nel vicoletto, una panca in ferro. Lì, fino ad un anno fa, “vegliava” Franco Ruta, signorile custode – come scrive Fabio Picchi, creatore del Cibrèo, punto di riferimento per la cucina di tradizione toscana - di una “poetica fabbrica di cioccolato che sforna antichi e unici regali di cioccolata granulosa e piccante”.
E’ passato un anno da quando Franco Ruta, il 21 febbraio del 2016, ha concluso la sua dolce e laica missione, paladino del gusto e indiscusso “signore” del cioccolato di Modica. Non a caso ci piace ricordare la sua amicizia con Fabio Picchi, un altro custode di “ricette che salvano l’anima”, di segreti per il palato che affondano le loro radici nelle sane e inimitabili tradizioni locali. Fabio Picchi - innamorato della sua città, Firenze, come delle sue personalità più intense e fuori dagli schemi, con quell’attitudine all’incontro di anime e pensieri - parla della sua amicizia con Franco Ruta nel suo libro “Papale Papale”. Il suo racconto rivela gli aspetti più nobili della figura di Franco: amore per la sua Modica e per le cose essenziali della vita, ammirazione per ciò che risulta bello perché semplice, rispetto per il lavoro altrui, ricerca dell’originalità attingendo a quello che hanno fatto quanti ci hanno preceduto e rifuggendo da facili imitazioni.
“Sì, Franco era un angelo – scrive Picchi – non il mio personale angelo, ma sicuramente quello di moltissime persone. Chiunque fosse entrato nella sua dolceria avrebbe immediatamente percepito lo spirito del suo battito di ali che lo facevano volare sopra i cieli azzurri del mondo intero…..Lo andai a trovare spesso e volentieri e, in quelle occasioni, fui accolto come in un viaggio di nozze”.
Ad un anno di distanza da quell’addio viene spontaneo parlare di Franco come se lui fosse ancora seduto su quella panca, nel vicoletto davanti al duomo di San Pietro, a leggere i quotidiani, a inventare nuove essenze da far sposare al cioccolato, inarrivabile anfitrione di quel tempio laico del gusto nato nel 1880.
Da quegli anni e con i cambiamenti sociali ed economici che hanno caratterizzato più di 150 anni, la Dolceria Bonajuto ha rappresentato un punto di riferimento per Modica. Fino a quella che può considerarsi una svolta epocale che ha legato il cioccolato all’immagine di una città che ha grandemente beneficiato di questo connubio. E Franco Ruta è stato il primo, vero artefice del successo di Modica legato ad un prodotto che, fino a qualche decennio fa, era assolutamente circoscritto ad un ambito localistico. Se il cioccolato di Modica è conosciuto a Torino come in America o in Giappone, lo si deve al grande lavoro di intelligenza e di intuizione di un uomo al quale la città deve moltissimo. Per questo, ad un anno dalla sua improvvisa e immatura scomparsa, è doveroso dire, ancora una volta, “Grazie, Franco”. E vorremmo che questo “Grazie” lo dicessero anche quanti hanno “comodamente viaggiato” sul sentiero tracciato dall’Antica Dolceria Bonajuto, mettendo, da parte piccole e meschine invidie. Trovando, magari, il coraggio di uno scatto d’orgoglio per riconoscere i meriti di chi è stato “Maestro” e precursore di quello che è diventato un fattore di sviluppo sociale per l’intera comunità modicana, non solo il risultato del successo di un singolo imprenditore.
NELLA FOTO, Franco Ruta con il figlio Pierpaolo che ha raccolto il testimone del padre nella conduzione dell’Antica Dolceria Bonajuto.