Uccise a Nicolosi la convivente: "E' in grado di intendere e di volere"
Nell'imputato "non si ravvisano elementi di piscopatologia che possono avere scemato la sua capacità di intendere o di volere, né prima, né durante, né dopo l'evento delittuoso". Inoltre "mostra la capacità di partecipare coscientemente al processo" e "non ha una pericolosità sociale connessa a patologia psichiatrica". E' in grado di intendere e volere Luca Priolo per il collegio di esperti nominato dal Gup di Catania, Loredana Pezzino, davanti al quale si celebra il processo col rito abbreviato condizionato a una perizia psichiatrica al 26enne che il 6 ottobre 2015 ha ucciso con 42 coltellate a Nicolosi, la sua ex convivente ventenne, Giordana Di Stefano, dalla quale aveva avuto una bambina. Secondo i periti, "nel Priolo si sarebbe attivata una rabbia narcisistica" per "eliminare l'oggetto che osava minacciarlo e che l'aveva umiliato nella sua immagine di uomo". E per il collegio "non ha un disturbo della personalità". E non ne ha avuto neppure mentre commetteva il delitto. Sull'ipotesi di assenza di volontà di pochi minuti durante l'omicidio, infatti, i periti scrivono: "non c'è stato in quel momento né un obnubilamento della coscienza, né un deficit di memoria". Nel processo sono state ammesse come parti civili i genitori, la sorella e la figlia di Giordana Di Stefano, che ha 'perso' il cognome del padre per 'assumere' quello della madre, assistiti dall'avvocato Ignazio Danzuso, che si è avvalso dei periti Maria Costanzo e Giuseppe Catalfo, e il centro antiviolenza Galatea, rappresentato dalla penalista Mirella Viscuso, con il perito Francesco Spadaro. Priolo, assente oggi in aula, che ha confessato il delitto, dopo l'omicidio era fuggito riuscendo ad arrivare a Milano dove, grazie a indagini dei carabinieri di Catania, era stato arrestato da militari dell'Arma alla stazione ferroviaria. Il 26enne, difeso dall'avvocato Dario Riccioli, che ha come perito il professore Aguglia, continua a "negare la premeditazione", ribadendo che il movente è da collegare a "un raptus del momento" dovuto alla "volontà di lei di non revocare la denuncia per stalking" nei suoi confronti. Prossima udienza il 9 maggio.