Il pm di Palermo Di Matteo rinuncia a Londra per motivi di sicurezza
"Sono molto dispiaciuto di non poter essere con voi ma le competenti autorita' inglesi, come mi è stato comunicato in questi ultimi giorni, hanno negato qualsiasi forma di protezione armata nei miei confronti. Per questo ho ritenuto che non ci fossero le condizioni minime per assicurare la mia sicurezza ed ho dovuto, con molta amarezza, rinunciare al viaggio già programmato". E' parte del messaggio con cui il sostituto procuratore di Palermo, Nino Di Matteo, ha dovuto declinare l'invito dell'Italian Society del King's College di Londra, dove era in programma, da tempo, un confronto con gli studenti. Il pm palermitano - minacciato di morte dal boss Salvatore Riina e per questo sottoposto, in Italia, al livello massimo di protezione - era stato invitato nella Capitale del Regno Unito per discutere di criminalità organizzata con con Anna Sergi, docente di Criminologia all'Universita' dell'Essex, e con Simon Taylor, direttore di Global Witness, nell'ambito di un dibattito moderato dalla giornalista di Al Jazeera, Barbara Serra.
Nello stesso contesto era in programma anche la proiezione di "A Very sicilian justice", il docufilm realizzato da Toby Follett e Paul Sapin, (voce narrante, il premio Oscar Helen Mirren), che racconta le vicende e la storia del Pm del processo sulla trattativa tra stato e mafia e mandato in onda dalla tv satellitare quatarense. Il King's College Italian Society aveva dato grande risalto all'evento anche sulla pagina Facebook, dove ieri l'evento e' stato comunque mandato in streaming, incluso l'intervento spedito dal pm (letto in inglese da uno degli organizzatori). "Per me, sarebbe stato un vero onore essere presente in una sede universitaria il cui prestigio e' universalmente riconosciuto, per parlare e riflettere di criminalita' organizzata di stampo mafioso", si limita ad affermare il pm, ieri blindato nel suo ufficio, confermando di avere ricevuto la comunicazione da parte della Procura generale. Nel Regno Unito infatti la scorta armata viene garantita soltanto ai capi di Stato e di governo e ai ministri degli Esteri in visita istituzionale ne' le forze dell'ordine italiane (la scorta a Di Matteo viene garantita dai carabinieri) avrebbe potuto portare armi e svolgere in Inghilterra quanto previsto in Italia.