Pietro Bartolo e Lidia Tilotta raccontano "Lacrime di sale" a Siracusa
È stato presentato oggi dalla giornalista Lucia Basso e da Carlo Testini, coordinatore nazionale Politiche Culturali ARCI, il libro di Pietro Bartolo e Lidia Tilotta “Lacrime di sale. La mia storia quotidiana di medico di Lampedusa fra dolore e speranza”, nell’ambito delle manifestazioni del Sabir Festival, in corso a Siracusa da ieri fino a domani 13 maggio. Di fronte al numeroso pubblico intervenuto il medico di Lampedusa, noto anche grazie al film di Gianfranco Rosi “Fuocoammare”, Orso d’oro al festival di Berlino e candidato all’Oscar come miglior film straniero, ha raccontato con parole semplici ma profondamente sentite, episodi tragici legati alla sua esperienza, da ventisei anni, quale medico nell’isola di Lampedusa, approdo dei “sopravvissuti e dei morti del mare”. Bartolo, appena nominato ambasciatore per la pace dall’Unesco, ha scosso gli animi con i racconti delle tragedie di quello che lo stesso ha definito “il nuovo olocausto”, un massacro reso ancora più orrendo dalla conoscenza e percezione tangibile del fenomeno migratorio, sia da parte della classe politica che della società nel senso più ampio. L’idea di mettere nero su bianco questa esperienza si deve a Lidia Tilotta, capo servizio TGR Sicilia, in occasione dell’anniversario del naufragio del 3 ottobre 2013 che vide la morte di 386 migranti. Un libro, già tradotto in più lingue, che vuole essere didattico e per questo è presentato nelle scuole, allo scopo di superare la cattiva informazione legata al fenomeno migratorio, generatrice di odio razziale e intolleranza. Riviviamo i drammi di famiglie distrutte e divise, di donne dall’animo forte devastate dalle ferite inflitte dalla violenza, la tortura e la mutilazione del corpo; scuote l’anima la storia di Susan, che a soli 10 anni ha affrontato un viaggio durato più di un anno dalla Nigeria, pagando la tratta con il proprio corpo, violentata nel corpo e nell’anima, un viaggio durato più di un anno per ricongiungersi alla madre, venduta come donna da comprare e ora in Francia, una bambina a cui le lungaggini e la miopia della burocrazia, impediscono il tentativo di dimenticare e di ritrovare parte della sua famiglia. Lidia Tilotta tiene alla buona informazione: “I giovani devono informarsi tramite le fonti giuste, ci sono libri, ci sono tante testimonianza, non devono farsi prendere dalla prima informazione che passa che può essere fuorviante. Devono utilizzare i social per contestare chi fa passare i messaggi di odio”. E sulle recenti polemiche riguardo l’azione delle ONG: ”Sono convinta che dobbiamo stare molto attenti: questo è un campo minato, l’odio, il terrore al quale vogliono farci abituare è talmente tanto che chi ha ruoli di responsabilità dovrebbe stare molto attento alle cose che si dicono, perché dire male una cosa o in maniera imprudente può comportare una devastazione, perché le parole colpiscono molto più delle armi. Io penso che tutti noi, giornalisti, politici, magistrati, dobbiamo stare molto attenti, perché può essere che ci sia qualche Ong che crei qualche problema, ma il sistema è un buon sistema e si regge molto sul volontariato, sull’associazionismo. Le mele marce si scovano ma alimentare dibattiti che si sa bene che verranno strumentalizzati, quello non è possibile: tutti abbiamo la grande responsabilità di fronteggiare l’odio”. Anita Crispino