La Lega incorona Salvini, fischi a Bossi
Orizzonte nazionale, non solo 'nordista', e cori 'Fuori, fuori' contro Umberto Bossi. Al congresso federale, la Lega Nord sancisce la svolta 'sovranista' e contesta il suo fondatore. Inimmaginabile solo fino a qualche anno fa, il senatur paga le critiche feroci contro Matteo Salvini, che l'assise riacclama segretario, ratificando il voto delle primarie di domenica scorsa che lo ha visto vittorioso con l'82,7% (contro il 17,3 per cento andato allo sfidante Gianni Fava). L'anziano fondatore del Carroccio viene contestato mentre, dal palco, critica la bassa affluenza registrata alle primarie (57%) e sostiene che "l'80 per cento del 50 per cento" non e' proprio un trionfo ma occorre indagare i motivi dell'assenteismo tra i militanti. In platea si leva il coro che ne chiede la 'cacciata' dal partito, deve intervenire il presidente dell'assise, Giancarlo Giorgetti, a sedare gli animi. Mentre l'ala a sinistra del palco leva le bandiere indipendentiste in difesa del senatur, la protesta contro di lui prosegue silenziosa con centinaia di cartelli blu con scritto 'Salvini premier'. Dopo, nel lungo intervento, in cui chiarisce che l'obiettivo della Lega e' di "raddoppiare il 13 per cento" che i sondaggi gli assegnano e andare a Palazzo Chigi, e' lo stesso Salvini a difendere Bossi. "Questa e' la tua famiglia, questa e' la tua casa", dice, rivolto all'anziano fondatore. Salvini ricorda quando, da giovane segretario milanese di notte riceveva le telefonate di Bossi che lo rimproverava. "Diceva che non capivo nulla, lo dice ancora: prendo atto, metto in saccoccia e tiro dritto. Metabolizzo il vaffanculo di Umberto Bossi perche' ha fatto quello che ha fatto ma per quelli che cercano di imitarlo la porta e' aperta", mette in chiaro.
Bossi non si riconosce con la svolta nazionale impressa dal 'capitano' che guidera' la 'sua' Lega per altri tre anni. Lo critica da mesi, ha sostenuto Fava alle primarie, e il giorno della consultazione ha minacciato di lasciare il Movimento in caso di vittoria di Salvini. C'e' da premettere che, arrivando al congresso, il senatur si era mostrato conciliante come mai, forse. E aveva assicurato che non lascera' il partito aveva ancora la "speranza" di poter cambiare qualcosa. Ma, salito sul palco, la doccia fredda: la contestazione di alcuni degli oltre 500 delegati del partito che lui stesso ha fondato 25 anni fa