La Borgata di Siracusa tra degrado e giri di prostituzione
Le mura spagnole isolavano un tempo l’isola di Ortigia a Siracusa dalla terraferma, da quel contado ricco di campi coltivati, di monasteri e di chiese nate sui sepolcri dei Santi. Alla fine dell’Ottocento nacque il quartiere borghese e popolare della Borgata, intorno alla chiesa di Santa Lucia e ad una piazza, quella omonima, che è la più ampia in città e una tra le più belle. Chi passeggia alla Borgata, un sabato mattina, assolato come quello di ieri, è proiettato in un mondo che sembra distante, passato, lontano dalle frotte dei turisti, dai mendicanti con fisarmonica, dal rumore di Ortigia. In piazza quello che colpisce sono le banchine su un marciapiede in parte divelto dagli alberi che incorniciano il grande quadrato, e due reti di un piccolo campo di calcio. Ci sono gli anziani, ci sono i bambini e ci sono le macchine ma sembrano quasi nascoste come se il fulcro dello spazio vuoto centrale avesse il sopravvento sul resto. Fabio Morreale è cresciuto alla Borgata, sua madre abitava lì, da dieci anni ai margini di piazza Santa Lucia, presso il centro “Pio La Torre” trova sede “Natura Sicula”, l’associazione che presiede. “A livello strutturale, il quartiere ha avuto un tentativo di riqualificazione, alcuni hanno investito negli immobili ma a questo non è corrisposto un miglioramento sociale, in cui percepisco un certo malessere. Gli extracomunitari che abitano il quartiere non sembrano integrati con i locali e anche se un tempo maggiore era la presenza della criminalità, adesso sembra che permangano elementi di “disturbo” forse legati al mondo della prostituzione”. Non sono molti i locali nel quartiere e quello che prima era considerato il centro dei commercianti, di piccole attività ne ha poche. Un solo panificio, una piccola bottega di alimentari, una pescheria. Nonostante questo c’è chi ha scelto di vivere a Santa Lucia da sette anni perché “non disdegna l’ambiente popolare”, ha ristrutturato un immobile perché attratto dal suo essere “zona incontaminata”, non c’è confusione, si trova parcheggio. Ma la povertà e il conseguente disagio sono tangibili: rifiuti speciali, come la mobilia abbandonata, raccolta dalle persone, l’impossibilità di pagare un parrucchiere o una spesa abbondante. Siamo a pochi chilometri dal supermercato del lusso e dell’opulenza, Ortigia, ma questo è un altro mondo, un mondo di cui l’elite si ricorda una settimana l’anno, nell’ottavario della Santa Patrona o nella sterile polemica sul ritorno alla sua collocazione originaria del quadro di Caravaggio. Frate Daniele è il parroco della chiesa di Santa Lucia dal settembre 2016, viene da Ragusa, si sente un missionario: “ La situazione a livello sociale e culturale è difficile, non si percepisce la vicinanza della pubblica amministrazione; ad esempio la piazza rimane sporca, soprattutto la domenica dopo il mercato settimanale e io stesso pulisco l’area immediatamente prospiciente l’edificio.” Discutiamo sul Caravaggio, di cui auspica il ritorno, ma solo perché riacquisti il suo valore originario e non certo perché possa permettere una riqualificazione della zona. “Il quartiere deve la sua importanza non a Caravaggio, non alle catacombe, ma a Santa Lucia, al suo sepolcro: è quello il punto attrattore, che non ha bisogno di corollari, di eventi a margine… la Borgata deve tornare a vivere ma bisogna curare la cornice”. E per curare la cornice è necessaria una maggiore presenza, da parte di tutti i Siracusani e un aiuto concreto a favore di chi, come frate Daniele e i frati francescani si considerano “missionari in casa” lontano dalla Siracusa delle grandi occasioni, vicini anche ai parrocchiani dello Sri Lanka, la numerosa comunità che frequenta la Chiesa. Frate Daniele augura “pace e bene”, la Borgata sonnecchia nel suo silenzio, nei ricordi del caffè Giacchì, del negozio di tessuti Caruso, degli elettrodomestici Spina. “Un tempo il legame tra la Borgata e il mare era fortissimo, conclude Morreale, mia madre ricorda l’abbondanza di pesce allo Sbarcadero, che veniva preso con le mani. Con l’inquinamento del Porto Piccolo a causa degli scarichi fognari questo rapporto si è interrotto e non è più ripreso, nonostante la bonifica delle acque, a causa della successiva privatizzazione del litorale”. Questa la Siracusa di un tempo ricordata solo per processioni solenni. Anita Crispino