Il reato di tortura è legge: da 4 a 12 anni di reclusione
Con il via libera definitivo da parte della Camera, da oggi anche in Italia sara' punito il reato di tortura. Le pene previste sono pesanti: la reclusione da 4 a 10 anni, che salgono fino a un massimo di 12 se a commettere il reato e' un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio.
A volere fortemente la legge e' stato, sin dall'inizio, il Pd, a cui si e' aggiunta Alternativa popolare, ma solo dopo diverse modifiche apportate al testo. Nettamente contrari, invece, i partiti di centrodestra: hanno votato contro Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia. Hanno scelto la strada dell'astensione, infine, i 5 Stelle, Sinistra italiana e Mdp.
Il via libera definitivo non e' arrivato con numeri 'bulgari': solo 198 i voti a favore, 35 quelli contrari e 104 gli astenuti. Diverse le assenze tra i banchi del Pd, ma nessuna motivazione politica, assicurano dal gruppo dem. Solo Giuditta Pini, annunciandolo in Aula, ha preso le distanze e non ha partecipato al voto. Anche per le diverse astensioni, il Pd ha optato per una linea per cosi' dire 'morbida': nessuna chiamata alle armi, proprio perche' l'approvazione era data per certa. Del resto, la linea e' sempre stata chiara: si poteva fare di meglio, viene ricordato, ma l'importante era dare un segnale e soprattutto colmare un vuoto. Anche il governo rivendica la scelta fatta: "L'Italia ha finalmente colmato una grave mancanza nel proprio ordinamento. L'approvazione definitiva della legge che introduce il delitto di tortura rappresenta un passaggio importante, per il quale il Parlamento lavora da quasi vent'anni e del quale non possiamo che essere soddisfatti", afferma la ministra per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, che aggiunge: "A 33 anni della Convenzione Onu, l'Italia ha una legge contro la tortura. Un risultato importante, il migliore possibile oggi in Parlamento". Nessuno, infatti, nel Pd e nella maggioranza si e' mai illuso di poter fare una legge in tempi rapidi. Ci sono voluti quattro anni perche' il Parlamento approvasse la legge che introduce il reato di tortura nel nostro ordinamento. Quattro anni di stop and go, di divisioni tra le forze politiche e di tentativi di insabbiamento.
L'iter del provvedimento, frutto della sintesi di 11 diverse proposte di legge, e' stato particolarmente complicato: iniziato al Senato esattamente il 22 luglio del 2013, per poi essere licenziato un anno dopo, e' approdato alla Camera nel 2015 per poi tornare nuovamente all'esame di palazzo Madama e, infine, essere licenziato da Montecitorio. Piu' volte modificato nei passaggi tra i due rami del Parlamento, il testo non ha subito ulteriori modifiche durante l'ultimo esame. Si tratta di un provvedimento che ha diviso le forze politiche: voluto dal Pd e sostenuto dagli alleati di governo, gli alfaniani di Alternativa popolare, e' invece stato osteggiato dalle forze di centrodestra, Lega e FdI in testa. I detrattori della legge sostengono che si tratta di un provvedimento punitivo nei confronti delle forze dell'ordine, limitandone il campo d'azione. Niente di tutto cio', hanno sempre replicato Pd e governo, nessuna "norma vessatoria", al contrario si tratta di un provvedimento che "colma una lacuna" e fa si' che l'Italia "non sia piu' fanalino di coda", e' stata sin dall'inizio la posizione dei sostenitori del testo.
Tra i piu' critici c'e' Forza Italia: "Questo governo e questa maggioranza stanno riempiendo il Codice penale di norme assurde, con un diritto penale del consenso, modaiolo. Un diritto penale di consegna del Paese alle Procure, scambiando la giustizia con le indagini. Un atteggiamento gravissimo del quale pagheremo tutti le conseguenze", attacca Francesco Paolo Sisto, secondo il quale il Pd sta "trasformando il nostro Paese in uno stato di polizia". Per FdI "passa l'infamia del ddl tortura voluto dal Pd: una legge che non punisce la tortura ma serve solo a criminalizzare le Forze dell'Ordine", dice Giorgia Meloni. Il Movimento 5 Stelle ha optato per l'astensione, ma non ha risparmiato critiche: "Dopo quasi 30 anni dalla ratifica della convenzione Onu, dopo ben tre condanne in sede di Corte europea dei diritti dell'uomo, non sono riusciti ad approvare una legge che punisca per davvero il reato di tortura. E' un giorno amaro", e' la linea pentastellata. Critiche anche le forze di sinistra: sia Mdp che Sinistra italiana si sono astenute, bollando il testo come una legge "debole, inefficace e poco incisiva". Per il Pd, invece, e' la migliore soluzione possibile, data la situazione: "Il testo sarebbe stato piu' incisivo se non fosse stato modificato due anni fa. Ma davvero si pensa che un altro passaggio parlamentare sarebbe stato possibile? Se avessimo cambiato di nuovo questa legge non sarebbe mai nata", ha sottolineato il capogruppo dem in commissione Giustizia, Walter Verini.