Ucciso dal clan Nardo 15 anni fa, due arresti per un caso di "lupara bianca" a Francofonte
Alle prime luci di stamani il Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale dei carabinieri di Siracusa, ha dato esecuzione ad un provvedimento di custodia cautelare in carcere a carico di Michele D'Avola di 44 anni, tuttora ristretto in carcere al regime del 41 bis, ritenuto il referente del clan "Nardo" a Francofonte e di Fabrizio Iachininoto di 47, residente a Lentini. Entrambi sono considerati responsabili, in concorso, dell'omicidio di Santo Massimo Gallo, di Francofonte scomparso nel marzo del 2002 e ritenuto vittima di "lupara bianca". Il provvedimento e' stato emesso dal gip del Tribunale di Catania, su richiesta della Procura distrettuale.
L'indagine era stata riavviata nel febbraio 2015, quando riscontri investigativi effettuati a seguito delle dichiarazioni di collaboratore di giustizia, hanno consentito di accertare che l'omicidio era maturato nell'ambito di una faida mafiosa che, nei primi anni 2000, vedeva contrapposti, nell'area di Lentini e Francofonte, il clan "Nardo" e il clan "Campailla" di Scordia (CT) al quale il Gallo era contiguo.
Sulla scorta delle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia, che hanno corroborato ulteriori elementi investigativi già emersi nel corso delle indagini svolte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo sul medesimo contesto territoriale, è stato possibile ricostruire la vicenda così come segue: il 22 marzo 2002, intorno alle 18:45, Santo Massimo Gallo come sua consuetudine, usciva di casa, recandosi a piedi in luoghi da lui solitamente frequentati, per poi non fare più rientro presso la propria abitazione, dove viveva assieme ai familiari;
Gallo veniva, in effetti, sequestrato, torturato e ucciso dagli esponenti del Clan Nardo, con lo scopo di ottenere dalla vittima informazioni circa i luoghi di latitanza del fratello Vincenzo, in quanto quest’ultimo ritenuto il responsabile di un omicidio di un esponente proprio del predetto clan.
Il giorno precedente alla scomparsa del giovane la polizia giudiziaria, nell’ambito di una più complessa attività investigativa, documentava atteggiamenti sospetti e incontri di presunti appartenenti al clan Nardo, dall’analisi dei quali poteva desumersi che la compagine di personaggi facenti riferimento all’affiliato di spicco Alfio Sambasile stava programmando un incontro finalizzato a pianificare delle attività delittuose, condotta che, sulla base degli elementi acquisiti anche grazie alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, troverà la sua logica interpretazione proprio nella scomparsa ed uccisione di Gallo.
L’insieme dei dati acquisiti nel corso delle indagini rivolte alla scomparsa della vittima, unitamente alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, ha consentito così di far luce sull’efferato delitto, sin dall’inizio inquadrato come un tipico caso di “lupara bianca”, atteso che il cadavere di Gallo non è stato mai rinvenuto.
(Nella foto in alto a sinistra Michele D'Avola e Fabrizio Iachininoto. A destra la vittima, Santo Massimo Gallo)