Il femminicidio di Rosolini, " mia sorella viveva in un inferno"
"Mia sorella aveva perso l'autostima, era stata annientata da quell'uomo, poi diventato il suo assassino". Parla con la voce rotta dall'emozione, Lorena Pirri, 31 anni, casalinga e mamma di due bambini ancora in tenera età. Non abita più a Rosolini e vive a Pachino. E' la sorella più piccola di Laura, che oggi avrebbe avuto un anno in più di lei, bruciata viva dal compagno, Sebastiano Iemmolo, da ieri mattina rinchiuso in carcere con la tremenda accusa di femminicidio. Sarebbe stato lui a dare fuoco a Laura davanti agli occhi atterriti del figlio nell'appartamento modesto di via Eloro a Rosolini, perchè voleva una manciata di euro.
Ma non sapevate nulla di quei maltrattamenti a sua sorella ed al nipotino?
"Certo. Lo sapevamo che Laura veniva picchiata, così come il figlio. Io e mia madre le avevamo detto più volte di uscire da quell'inferno. Ma lei non voleva proprio saperne di denunciare il suo compagno. Credo che non l'avesse mai fatto soltanto per paura, per timore di ritorsioni. Probabilmente la minacciava di morte, che è poi sopraggiunta"
E quando il 7 marzo è scoppiato l'incendio nella casa dove abitava sua sorella, dove è rimasta ustionata, cosa ha pensato?
"Ho immaginato che non si era trattato di un semplice incidente domestico. Se così fosse stato, probabilmente Laura non sarebbe morta dopo 18 giorni di agonia. Ma ben presto il mio nipotino ha raccontato tutto a mia madre. Ciò che era successo in quella maledetta casa. Mentre mia sorella lottava tra la vita e la morte all'ospedale di Palermo, un mio amico mi ha detto di raccontare i nostri dubbi, i nostri sospetti a Nuovo Sud che si è interessato al caso".
Poi cosa avete fatto...
"Quelli che erano i nostri sospetti li abbiamo raccontati alla dirigente del Commissariato di Pachino. Anzi ne approffitto per dire grazie di cuore alla dottoressa Malandrino per la sua professionalità e per esserci stata vicina in questi mesi tremendi. Se non fosse stato per la tenacia dei poliziotti di Pachino, l'omicidio di mia sorella sarebbe stato archiviato come un semplice incidente".
Ma cosa ha fatto la polizia?
"Ha investigato, ha verificato tutto quello che abbiamo denunciato e quando ha raccolto le prove schiaccianti contro quel mostro, la magistratura ha fatto il resto".
Pensava che quello che sembrava un giallo si fosse risolto in così breve tempo?
"Ad essere sincera no e per me era diventato un incubo. L'idea di vedere quell'uomo libero di muoversi e mia sorella sigillata in una cassa di legno, per sempre, non mi lasciava dormire di notte. Quando ieri mattina verso le 8 i poliziotti ci hanno comunicato che quel signore era accusato del delitto e che lo avevano prelevato a casa, è stato un sollievo, anche se nessuno mai potrà restituirci Laura".
Da quanto tempo stavano insieme sua sorella con il presunto femminicida?
"Laura quando conobbe questo tizio era appena diciassettenne, era ancora un'adolescente. A quell'età spesso non si ha contezza di ciò che fai. All'epoca non avrebbe mai potuto immaginare che quel ragazzo un giorno sarebbe stato il suo assassino".
In questa triste storia non c'è soltanto la morte di sua sorella, ma il dramma di suo nipote...
"Aggiungerei anche quello di mia madre che a distanza di cinque mesi dalla scomparsa di Laura, non si è ripresa dallo choc. Il mio nipotino è un tipo taciturno, dentro di lui vive la sofferenza per una mamma che non c'è più, ma non ne parla. Ieri era in auto con me. Non parlava e non smetteva di fissarmi negli occhi. Dicono che dei fratelli io sono quella che più rassomiglia a Laura. Io gli voglio un mondo di bene e spero che al più presto possa venire a vivere con la mia famiglia".
c.m.
(Nella foto Lorena e Laura Pirri in uno dei momenti felici della loro vita)