Palermo, Mered in Corte d'Assise: "Non sono il boss della tratta"
La seconda Sezione della Corte d'assise, presieduta da Alfredo Montalto, ha dichiarato aperto il dibattimento nei confronti di Mered Medhanie Yedhego, detto il "generale", ritenuto a capo di una organizzazione di trafficanti di esseri umani che si arricchisce organizzando le "traversate" di migranti dal continente africano alla Sicilia. L'imputato - presente in aula - e' stato arrestato in Sudan il 24 maggio dell'anno scorso ed estradato in Italia il 7 giugno 2016. Oggi ha rilasciato una brevissima dichiarazione spontanea: "Mi meraviglio. Non e' il mio nome, non e' il mio cognome. Senza la mia identita'. E' tutto molto strano". Il processo a Mered era gia' iniziato dinanzi alla IV sezione del Tribunale che pero', lo scorso 11 luglio aveva dichiarato la propria "incompetenza per materia" rinviando, appunto, alla Corte d'assise, giudice naturale- secondo un decreto emesso dal presidente del Tribunale - per i reati riguardanti la tratta il traffico di esseri umani e il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. La Corte d'assise ha ammesso tutte le prove orali richieste dalle parti e' disposto l'acquisizione dei verbali e le trascrizioni delle prove testimoniali gia' raccolte davanti al IV sezione penale del Tribunale (ad eccezione di quella di Carmine Mosca). Il pm Calogero Ferrara ha chiesto - tra le altre cose - una perizia fonica e l'estrazione di un saggio fonico della voce dell'imputato da comparare con quella contenuta nelle intercettazioni. Su questa richiesta la Corte sciogliera' la riserva nella prossima udienza. L'avvocato difensore di Mered, Michele Calantropo, ha ribadito l'errore e lo scambio di persona: "L'imputato qui presente e' Mered Tasmafarian, un povero eritreo, falegname, che 3 autorita' sudanesi hanno consegnato alla polizia indicandolo come il pericoloso criminale a capo di una organizzazione che lucra con il traffico di esseri umani".