Inquinamento, sigilli al Sikania Resort alle porte di Gela
Inquinamento ambientale, distruzione e deturpamento di bellezze naturali. Con queste accuse la Guardia di finanza di Gela ha sequestrato il Sikania Resort di Butera, su provvedimento del Tribunale della Procura di Gela, chiesto dal Pm Ubaldo Leo. Accertate violazioni alle prescrizioni inserite nelle concessioni rilasciate sia dal Comune di Butera sia dall'assessorato regionale Territorio e Ambiente. L'autorita' giudiziaria ha individuato un amministratore giudiziario che avra' il compito di gestire la struttura alberghiera fino all'attuazione delle prescrizioni imposte.
In particolare gli inquirenti hanno accertato come la realizzazione dell'area balneare del villaggio turistico sia avvenuta in violazione delle prescrizioni molto stringenti poste alla base delle concessioni poiche' il sito interessato e' ricadente all'interno di un'area sottoposta a vincolo naturalistico, con il divieto di alterare l'equilibrio generale dal punto di vista floro-faunistico e paesaggistico e quello di preservare le caratteristiche formazioni dunali.
La struttura, inizialmente, gestita dalla Falconara srl, fu poi data in affitto, nel 2014, alla Eden srl di Pesaro. Denunciati i due legali rappresentanti delle societa', rispettivamente Pietro Franza e Nardo Filippetti.
Gli accertamenti svolti (raffronto delle immagini satellitari rilevate dal 2006 ad oggi, esame delle planimetrie progettuali acquisite presso l'assessorato regionale e l'ufficio del Demanio marittimo di Caltanissetta, rilevamenti fotografici aerei) hanno permesso di accertare come, nel corso degli anni, il cordone dunale preesistente, la cui altezza in alcuni punti raggiungeva anche diversi metri e il cui andamento risultava continuo nel suo sviluppo longitudinale, fosse stato completamente spianato in corrispondenza della struttura alberghiera retrostante per ampliare, arbitrariamente, l'area destinata allo stabilimento balneare e come, le prescrizioni imposte dalle autorita' competenti per la sua tutela, fossero state completamente ignorate. L'attivita' e' stata supportata da una perizia tecnica richiesta dall'autorita' giudiziaria al fine di valutare la gravita' dell'impatto ambientale. La valutazione dei consulenti ha escluso la possibilita' di un danno irreparabile, per questo motivo i reati contestati non sono di piu' grave entita' e soprattutto l'attivita' del villaggio turistico e' stata affidata ad un amministratore giudiziario che curera' l'aspetto delle bonifiche necessarie. Questa nomina permettera', qualora venga ripristinato lo stato dei luoghi nel rispetto delle prescrizioni imposte dalle concessioni, la normale operativita' della struttura.
"Fermo restando che si avra' modo di dimostrare alla competente autorita' giudiziaria, nei modi e termini di legge, la insussistenza di qualsiasi illecito, corre l'obbligo, sin d'ora, chiarire che le violazioni ipotizzate riguarderebbero le parti di territorio ricadenti nella concessione demaniale antistante al Villaggio turistico, detsinata alla balneazione, e non interessano certamente le aree nelle quali e' stata costruita in passato (2006-8) la complessiva struttura turistica che invero ha da sempre rispettato tutte le norme in materia e le prescrizioni di legge e di regolamento imposte per questo tipo di sviluppo turistico": lo afferma l'avvocato Alberto Gullino, legale di Pietro Franza, che aggiunge: "Tant'e' che il Resort e' aperto e funziona da quasi dieci anni, perfettamente inserito nell'habitat naturale del luogo, sottoposto piu' volte a controlli da parte delle autorita' senza alcun esito negativo. Nel decreto di sequestro e nel verbale di esecuzione si chiarisce infatti che la misura e' stata adottata per l'intero Villaggio e non solo per la parte antistante connessa alla balneazione, solo perche' quest'ultima avrebbe una "stretta interdipendenza funzionale con la prima"; delimitandosi, comunque, mediante l'apposizione di paletti e nastro continuo, i luoghi esatti della parte antistante il resort in cui sarebbero state individuate le predette violazioni. Violazioni che, in ogni caso, avrebbero comportato, anche secondo quanto si contesta nel provvedimento, un presunto danno non irreparabile, tanto che esse, fino all'agosto del 2015, non erano neppure considerate reato, essendo stato questo introdotto solo nell'agosto 2015, diversi anni dopo, dunque, la realizzazione della struttura".