Modica, riceviamo e pubblichiamo: don Giugginu porti un gelato ad Angelo!
Da Piero Gugliotta - Movimento politico "Una Nuova prospettiva" - riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta alla città
“La morte livella tutte le differenze” sosteneva Totò. Il ricordo dei vivi no, quello continua a farle le differenze! Ognuno di noi è diverso, unico e irripetibile ed inevitabilmente lascia un ricordo che è legato alla propria vita, alle proprie esperienze, alla propria notorietà o al ruolo nella società.
Ci sono poi gli affetti che, a prescindere da tutto e da tutti, rimangono con tutto il loro carico di bene, di memorie, di incolmabile nostalgia e di assenza.
E questo è certamente quello che resta anche ai familiari del sig. Giorgio Di Rosa, da tutti conosciuto come “Don Giugginu”, mitico gelataio ambulante che ha deliziato i palati di tante generazioni di modicani.
Personaggio talmente noto da attirare le attenzioni non solo dei suoi concittadini ma anche dei visitatori, dei media e anche del cinema, grazie ad un cortometraggio a lui dedicato da un giovane regista modicano e che, peraltro, ha ricevuto vari premi e riconoscimenti.
Ne hanno scritto e parlato tanti in questi giorni e quindi non abbiamo molto da aggiungere.
Una dettaglio, però, ci ha indotti a riflettere sulle differenze che la morte non riesce a cancellare e che, anzi, spesso rischia di enfatizzare.
Ci riferiamo ad una frase usata dal sindaco di Modica Ignazio Abbate in un breve messaggio che abbiamo letto sulla sua pagina facebook e nel quale, a chiusura del ricordo di Don Giuggino, scrive: “Oggi la collettività modicana è un po' più povera...”
Non ce ne voglia don Giuggino, ma non siamo riusciti a trattenerci dal fare un confronto con una morte molto diversa, una di quelle che arriva con modalità fuori dall'ordinario o comunque non legate a fattori di salute o cause naturali.
Questa morte è avvenuta un anno fa e proprio nei giorni scorsi c'è stata la ricorrenza dell'anniversario.
Ci riferiamo alla scomparsa del sig. Angelo Partenza, avvenuta il 3 febbraio del 2017, 15 giorni dopo il pestaggio che aveva subito il 19 gennaio, in pieno giorno, nei pressi del sagrato della chiesa di S. Maria di Betlemme, nel centro storico di Modica.
Omicidio preterintenzionale è l’accusa formulata dal pubblico ministero dopo l’esito dell’autopsia.
Il sig. Partenza era un cittadino normale, una persona mite, che ha avuto la cattiva sorte di incrociare sulla sua strada un gruppetto di adolescenti che da tempo, come ha poi denunciato subito dopo il pestaggio, l'avevano preso di mira, facendolo oggetto di scherno e importunandolo in svariati modi.
Non vogliamo indugiare sui fatti, perché ben noti e perché vi sarà un processo, ma ci sembra doveroso, necessario e improcrastinabile invitare la città tutta alla riflessione, seppur molto tardiva, su ciò che rende la collettività modicana non “un po' più povera”, come ha scritto il sindaco Abbate, riferendosi alla scomparsa di Don Giugginu, ma molto povera, o forse sarebbe meglio dire “impoverita”.
Perché come si può definire, se non in questo modo, una comunità che lascia passare quasi nel silenzio un fatto di una tale gravità, considerato, peraltro, che vede protagonisti degli adolescenti.
Cosa ha da dare e da dire una città che non si interroga sulle cause di un simile tragico accadimento?
Una città che non si chiede perché sono sempre più frequenti fatti simili, di ragazzi e giovani che prendono di mira l'anziano solo, perché magari claudicante, o la persona con qualche forma di disabilità.
E che città è quella che non fa dire una sola parola al suo primo cittadino, cioè il cittadino scelto per rappresentarla, dinanzi ad un fatto che avrebbe dovuto interrogare lui per primo e con lui tutta la cittadinanza?
In un articolo comparso su un quotidiano regionale nel giorno dell'anniversario, timido ma significativo segnale di un’anima della città che vuole resistere, emerge tutta la sofferenza e la commozione dei familiari che ancora non si rassegnano ad una simile morte del proprio congiunto, ma, soprattutto, è evidente la forte delusione per l'oblio e per il silenzio che sono scesi su quei tragici fatti, come se non fossero mai accaduti.
Ecco noi oggi vogliamo cogliere l'occasione della recente scomparsa del sig. Di Rosa, di Don Giugginu, per lanciare un accorato appello alla città, affinché recuperi quella capacità di accorgersi, di guardarsi dentro, di cogliere quei segnali che spesso copriamo con il frastuono dei fuochi di artificio e con le grida inneggianti a santi e martiri ma che, forse, vorrebbero e dovrebbero urlare e parlare di vuoti, di carenze, di inadeguatezze e, chissà, forse anche di viltà.
A Don Giuggino, il quale è già in quel cielo di eguali, livellati dal fatto di essere stati tutti figli di questo mondo, vogliamo chiedere di portare al signor Partenza, ad Angelo, uno dei suoi buonissimi gelati e di volerlo rassicurare, perché Modica non l'ha dimenticato; si è solo gravemente e colpevolmente distratta.