Palermo, a Villa Zito fino a giugno la mostra dei Caravaggeschi
Nasce dal sodalizio fra le Fondazioni Sicilia e Roberto Longhi e Civita mostre, l’esposizione:”Da Ribera a Luca Giordano.Caravaggeschi e altri pittori”, curata da Maria Cristina Bandera, direttrice scientifica della Fondazione di Studi di Storia dell’Arte di Roberto Longhi di Firenze e Fellow Member della Harvard University Center for Italian Renaissance Studies. L’iniziativa, che ha visto anche il coinvolgimento accorato dell’assessore ai beni culturali, Vittorio Sgarbi, si inserisce, con le parole di Raffaele Bonsignore (presidente della fondazione Sicilia):” in una più ampia politica culturale di valorizzazione del nostro patrimonio artistico”,nell’anno che vede Palermo insignita del prestigioso titolo di capitale della cultura. Alberto Rossetti, a.d. di Civita Mostre, ribadisce il concetto :” la grande passione e l’interesse per la cultura già mostrati dalla grande partecipazione in occasione della Via dei Tesori ci hanno spinto a realizzare questo ambizioso progetto”. La mostra, che vede la raccolta di 33 opere, molte delle quali inedite, ha, secondo la curatrice:”una doppia finalità: quella di nutrire il pubblico con uno spettacolo alto, dovuto al grande rigore scientifico, evidente nel catalogo realizzato dai borsisti della fondazione Longhi, e quella di emozionarlo, coinvolgendolo grazie alla teatralità delle composizioni.” Ed è proprio un sipario, quello che di apre di fronte allo spettatore, grazie ad un allestimento attento e studiato con cura. A fare il primo ingresso in scena è “la Negazione di Pietro” di Valentin de Boulogne (è stata esibita anche a New York) in cui, commenta Sgarbi:” la realtà di un episodio di vita quotidiana, con i soldati che giocano a carte, si unisce a un rinnovato spirito archeologico ( si nota nel bassorilievo in primo piano), nella scoperta di Roma, dei pittori esaltati dalle novità caravaggesche”. E’ infatti palese la tensione tra i temi classici, tratti dall’antico e nuovo testamento, della maggior parte delle tele, e il realismo, laddove l’occhio interiore dell’artista sceglie il fotogramma più straziante, facendo emergere la drammaticità dall’oscurità, secondo la migliore tradizione caravaggesca, come si nota nel “Cristo morto trasportato al sepolcro” di Giovani Battista Caracciolo o dalla “Susanna e i vecchioni”, di Mattia Preti, pur con contaminazioni rispettivamente manieriste e barocche o ancora il “Davide con la testa di Golia” di Andrea Vaccaro. Si distinguono inoltre, i lavori di due artisti stranieri, sopraggiunti nell’Italia meridionale per trarne insegnamento, e ci sono riusciti, realizzando connubi molto interessanti; si tratta da un lato, del fiammingo Stomer e dall’altro, dello spagnolo Jusepe de Ribera (straordinaria la serie dei cinque Apostoli). Una nota di merito va spesa nei confronti di Roberto Longhi, a cui si deve, giovanissimo, la riscoperta di Caravaggio e della sua forza eversiva, nella storiografia del ‘900. Non solo storico dell’arte ma anche collezionista, viene omaggiato da un suo studio in carboncino del “ragazzo morso da un ramarro” dello stesso Michelangelo Merisi.
Non resta che approfittarne, facendo visita al primo piano dell’elegante Villa Zito, fino al mese di Giugno.
Ruggero Cusimano