Le mani del clan sulla festa religiosa, 11 arresti a Palermo
Vasta operazione antimafia della Polizia di Stato, coordinata dalla Dda di Palermo, che ha inferto un duro colpo a uno dei mandamento storici di Cosa nostra nel quartiere palermitano della Noce. Piu' di 100 uomini della Squadra mobile di Palermo, imoegnati nel blitz "Settimo quartiere", hanno dato esecuzione a una ordinanza di custodia cautelare a carico di 11 persone accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori aggravato dal metodo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso. Scattate numerose perquisizioni e sequestrati beni mobili e immobili. In manette i nuovi vertici.
Dalle indagini e' emerso come i vertici della cosca mafiosa esercitassero il ferreo controllo del territorio con il sistematico tentativo di imporre il pizzo. Chi non si piegava alle richieste era fatto oggetto di pesanti ritorsioni come nel caso di un commerciante cui era stata incendiata la casa quale conseguenza al suo rifiuto di sottomettersi al racket. Significativo anche il tentativo dell'organizzazione mafiosa di ottenere la sponsorizzazione religiosa in occasione di una festa rionale, quella del Sacro Cuore di Gesu', interamente studiata e gestita da Cosa nostra al fine di raccogliere quanto piu' denaro possibile da destinare al sostentamento degli affiliati e dei familiari dei detenuti mafiosi. Anche in questo caso, gli ambulanti ammessi a montare le loro bancarelle nella zona della festa erano costretti a versare nelle casse mafiose lintero ricavato delle vendite.
"Non esiste proprio, va bene, noi gli scassiamo tutto... dice 'mio fratello ha un mare di debiti'... Venerdi' ci andiamo e gli spariamo nella vetrina. Cosi' capisce... cosi' si fa 'na strada. Organizziamoci, venerdi' sera... gli devo sparare in faccia". Cosi' parlavano alcuni degli arrestati della cosca della Noce di Palermo, mentre pianificavano minacce e intimidazioni per costringere le vittime a pagare il pizzo. L'intercettazione svela la strategia violenta e senza scrupoli degli uomini del racket finiti all'alba nella rete della Squadra mobile.
Non solo 11 arrestati. Per altri sette indagati, per lo piu' incensurati, il Giudice per le indagini preliminari, pur ritenendo di non dover applicare misure cautelari, ha quasi integralmente condiviso l'ipotesi investigativa formulata e riconosciuto i gravi indizi di colpevolezza.
In manette sono finiti i vertici della cosca mafiosa della Noce, individuati in Giovanni Musso, 48enne di Palermo, peraltro coinvolto nella rapina miliardaria alle poste nel 1995, insieme a esponenti di Cosa nostra palermitana, quali Fabio Chiovaro e Aurelio Neri; ha rapidamente scalato le gerarchie fino a diventare il capo indiscusso della famiglia della Noce.
Ricostruiti alcuni episodi di estorsione. Il piu' cruento, ai danni del titolare di un negozio di Compro oro che non si era piegato alle richieste di pizzo: e' stato costretto a subire, in un primo momento, il danneggiamento della serratura della saracinesca che assicura l'esercizio e, successivamente, una rapina in casa durante la quale i malviventi hanno appiccato fuoco all'abitazione costringendolo ad assistere e rivolgendogli ulteriori minacce. Di quell'estorsione. Da segnalare anche il caso di un venditore ambulante che aveva allestito un punto vendita di bibite e panini a piazza Noce, in occasione della festa rionale; per volere diretto dei vertici della famiglia, e' stato costretto a rinunciare all'intero ricavato ed a consegnarlo agli emissari dell'organizzazione mafiosa.
Proprio la festa del quartiere ha rappresentato una ulteriore opportunita' di ostentazione del potere, condizionando il parroco che non ha denunciato le pressioni prima che queste venissero scoperte dalla polizia. L'organizzazione mafiosa, in occasione della festa, ha ottenuto la sponsorizzazione religiosa, con il prete che ha fatto la necessaria richiesta tesa ad avere l'autorizzazione per le luminarie e l'evento stesso. Oltre il controllo di tutte le attivita' connesse all'organizzazione dell'evento, Musso, insieme al suo braccio destro, il 49enne Massimo Bottino, e' stato a lungo presente durante la serata al fine di rendere chiaro il suo ruolo. Un riconoscimento puntualmente registrata quando la speaker, dal palco, ha salutato "Giovanni del terzo piano", con chiaro riferimento a Musso, in quel momento, affacciato dal balcone di casa. Sotto sequestro due agenzie di scommesse, alcune societa', come la Royal Cafe', un'autovettura e alcuni conti corrente.
Oltre a Musso sono finiti in carcere per associazione mafiosa i piu' stretti collaboratori come Bottino e Giovanni Di Noto, 44 anni; e poi Calogero Cusimano, 57 anni, Cristian Di Bella, 30 anni; Fabio La Vattiata, 42 anni, Salvatore Maddalena, 42 anni, Saverio Matranga, 40 anni, Nicolo' Pecoraro, 26 anni, Salvatore Pecoraro, 55 anni; risponde, di tentata estorsione aggravata Giulio Vassallo, 48 anni, ai domiciliari.
PARROCO "CONDIZIONATO" NON HA DENUNCIATO
"Il parroco ha assunto una una posizione ibrida, tecnicamente e' un 'condizionato': non si e' rivolto a noi prima che scoprissimo la vicenda, ma ha spiegato quanto accadeva solo dopo". Lo ha detto il capo della Squadra mobile di Palermo Rodolfo Ruperti, in riferimento al blitz antimafia che ha assestato un duro colpo al clan della Noce che condizionava anche la festa religiosa del Sacro Cuore di Gesu', esercitando pressioni per ottenere la sponsorizzazione religiosa in occasione dell'evento, "interamente studiato e gestito da Cosa nostra" al fine di raccogliere quanto piu' denaro possibile da destinare al sostentamento degli affiliati e dei familiari dei detenuti mafiosi. Anche in questo caso, gli ambulanti ammessi a montare le loro bancarelle nella zona della festa erano costretti a versare nelle casse mafiose lintero ricavato delle vendite. Per Ruperti un "episodio eclatante che conferma la capacita' di condizionare per intero persino una festa che doveva essere religiosa, ma che e' stata esclusivamente l'occasione per riaffermare il proprio controllo sul territorio, condizionando la volonta' di un parroco perche' predisponesse una richiesta per le luminarie e tesa ad avere il permesso per fare la festa". I guadagni dovevano servire a foraggiare Cosa nostra e i commercianti che cosi' non avrebbero potuto dire no alle richieste di pizzo".