Governo, il Pd sta con Cottarelli: alle urne dopo agosto
Il presidente della Repubblica ha affidato l'incarico di formare il governo all'economista Carlo Cottarelli, che ha accettato con riserva, garantendo pero' temi "molto stretti". Il presidente del Consiglio incaricato si e' subito recato a colloquio dal presidente della Camera, Roberto Fico e, nel primo pomeriggio, incontrara' la presidente del Senato, Elisabetta Casellati. Cottarelli potrebbe non svolgere consultazioni e tornare al Colle con la lista dei ministri tra stasera e domani.
Al momento, solo il Pd ha gia' annunciato che votera' la fiducia all'esecutivo guidato da 'mister spending review'. M5s e Lega restano sulle barricate, ma Matteo Salvini per ora conferma la scelta di non appoggiare la battaglia lanciata ieri da Luigi Di Maio contro Sergio Mattarella con la richiesta di impeachment. Anche Forza Italia, con la capogruppo a palazzo Madama Annamaria Bernini, fa sapere che non votera' la fiducia a Cottarelli, mentre Leu si riunira' nel pomeriggio per decidere la linea, anche se Stefano Fassina, pur stigmatizzando gli attacchi al Capo dello Stato, ha annunciato il suo 'no' all'esecutivo del Presidente. Due gli scenari delineati da Cottarelli, al termine del colloquio con Mattarella: governo che incassa la fiducia, vara la manovra per il 2019 e poi porta il paese al voto nei primi mesi del nuovo anno. Oppure, se l'esecutivo dovesse essere 'sfiduciato', allora ordinaria amministrazione e elezioni dopo il mese di agosto. In ogni caso, Cottarelli ha garantito che "il governo manterrebbe una neutralita' completa rispetto al dibattito elettorale e mi impegno a non candidarmi alle prossime elezioni e chiedero' un simile impegno a tutti i membri del governo". Quanto al programma, sara' ben circoscritto: il Capo dello Stato "mi ha chiesto di presentarmi in Parlamento con un programma che porti il Paese a nuove elezioni", chiarisce subito il presidente del Consiglio incaricato, che fa anche altre due precise puntualizzazioni: "vi posso assicurare nel modo piu' assoluto che un governo da me guidato assicurerebbe una gestione prudente dei nostri conti pubblici". E se e' vero che "un dialogo con l'Europa in difesa dei nostri interessi e' essenziale e possiamo fare meglio che in passato", tuttavia per l'economista questo dialogo "deve essere costruttivo nel pieno riconoscimento che, come Paese fondatore dell'Unione europea, il nostro ruolo resta essenziale come resta essenziale la nostra continua partecipazione all'area dell'euro".
Cottarelli incassa subito l'appoggio del Pd: "e' una situazione delicata. Faccio fatica ad immaginare una legislatura che vada avanti. Ora bisogna dare una mano al presidente Mattarella. Noi del Pd dobbiamo essere pronti ad ogni scenario e lavorare uniti ed aperti. Abbiamo tutte le condizioni per fare bene. Voteremo si' a Cottarelli", annuncia il segretario reggente Maurizio Martina. Anche il Psi si schiera al fianco del premier incaricato: "Voteremo la fiducia a Cottarelli, per il bene del Paese", spiega Riccardo Nencini. Nettamente contrario Matteo Salvini: "Il Pd bocciato dagli italiani torna al governo, grazie a Mattarella? Questa non e' democrazia, questo non e' rispetto del voto popolare. E' solo il colpo di coda dei poteri forti che vogliono l'Italia schiava, impaurita e precaria. Le prossime elezioni saranno un plebiscito, popolo e vita vera contro vecchie caste e signori dello spread", attacca il leader della Lega, che non esclude di presentarsi alle urne assieme ai 5 stelle: "vedremo, valuteremo sui progetti ma prima vorrei sapere che fa Berlusconi". Al quale manda subito un avvertimento: "Se vota il governo addio alleanza". Ma dagli azzurri arriva l'annuncio che il partito si schierera' all'opposizione: "E' inevitabile e urgente ridare la parola agli elettori. Gli italiani devono poter tornare al piu' presto alle urne, sanando con il voto una crisi politica e istituzionale senza precedenti. E' evidente quindi che non voteremo un eventuale governo Cottarelli", scandisce Bernini. Stessa posizione annunciata da Giorgia Meloni. Anche i 5 stelle si chiamano fuori e ribadiscono: "Porteremo avanti" la messa in stato di accusa di Mattarella, spiega Manlio Di Stefano, "per altro tradimento", e "non voteremo la fiducia a Cottarelli".