Palermo, la figlia di Borsellino: indagini fatte male su via D'Amelio
"Ho incontrato i Graviano nell'ambito di un percorso che avrei preferito fosse rimasto riservato e che certamente non puo' esaurirsi in poche ore, un percorso avviato con riservatezza e che non intende sovrapporsi a nulla. Non sono andata a chiedere, come erroneamente qualcuno ha scritto, la verita' a persone che peraltro hanno deciso di restare segregate senza collaborare. Sono stata spinta piuttosto da una forte necessita', da una esigenza emotiva di andare a raccontare il mio dolore, quello della mia famiglia e di una societa', a persone che hanno avuto un ruolo attivo in questa strage". Lo ha detto Fiammetta Borsellino, figlia di Paolo, intervenendo, a Palermo, nell'ambito della rassegna "Una marina di libri" nello stand di Repubblica. La figlia del magistrato ucciso dalla mafia che ha recentemente incontrato in carcere i boss di Brancaccio, i fratelli Graviano, ha denunciato un "muro di gomma istituzionale", un diniego "informale", un "sussurrare" da parte di componenti dello Stato che le impediscono di incontrare nuovamente i Graviano, un desiderio che e' "dentro un percorso" legato, a "motivazioni piu' profonde, spirituali e laiche".
Alla base di tutto, ha affermato Fiammetta Borsellino, "c'e' la ferma consapevolezza che tali persone sono uomini: quando parlo di questa 'non indifferenza burocratica' che aveva mio padre e che magari ha indotto qualcuno in passato a collaborare, intendo proprio la necessita' di guardare l'uomo, di vedere oltre: fa parte della mia formazione e ho deciso di fare questo passo. Una forte esigenza emotiva, dunque, legata forse anche alla elaborazione del lutto: non penso di avere fatto male a nessuno o di essermi sovrapposta a delle iniziative giudiziarie".
Ha spiegato di avere reiterato la richiesta di un nuovo incontro "perche' sono convinta della necessita' di questo percorso. Ma c'e' stato il silenzio formale. Sono arrivate motivazioni ufficiose, secondo modalita' di chi sussurra all'orecchio, avanzando problemi di pseudo sicurezza o di opportunita', senza mai parlare con la diretta interessata, senza spiegare mai, registrando un muro di gomma. Per Fiammetta "che lo Stato sussurri e' una modalita' che e' stata praticata ed e' praticata tutt'ora. Del resto, se non ci fosse stata questo modo malato di praticare le istituzioni, non sarebbe successo quello che e' successo. Quando non c'e' una assunzione di responsabilita', anche da parte del Csm, nel volere fare luce su queste anomalie, diventa evidente che c'e' una parte profondamente malata nell'esercitare il potere istituzionale che va risolta perche' provoca distruzione e morte. Ed e' un dato che registriamo in tutti i settori della nostra nazione".