Sette arresti a Roma per usura: sequestro per 11 milioni VIDEO
Si aggira intorno agli undici milioni di euro il valore dei beni sequestrati dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza nell'ambito dell'inchiesta su un'organizzazione dedita all'usura e all'estorsione con sette arresti (cinque in carcere, due ai domiciliari piu' due misure di obbligo di presentazione alla pg). Oggetto di sequestro preventivo sono quote sociali, il patrimonio riconducibile a nove societa' di capitali, di cui una di diritto estero, tre immobili tra San Cesareo e Palestrina, piu' uno lussuoso albergo nel centro di Praga: per l'esecuzione del sequestro di quest'ultima struttura e' in corso una rogatoria. In corso anche nella provincia di Roma, Napoli e Latina circa 30 perquisizioni.
L'organizzazione dedita all'usura e all'estorsione, che faceva capo a Mario Licenziato e al figlio Mauro (entrambi in carcere) e che è stata smantellata questa mattina dalla Guardia di Finanza, era in contatto diretto con Pasquale Zaza, nipote di 'Michele u' pazz' (esponente di spicco, morto nel 1994, della camorra napoletana che si oppose alla Nco di Raffaele Cutolo), con il quale ha condiviso importanti progettualita' 'imprenditoriali'. I Licenziato, infatti, sono di origine campana e risiedono nel Comune di San Cesareo (Roma). Stando agli accertamenti del Gico, la famiglia aveva collegamenti anche con esponenti del clan dei Casamonica, come hanno raccontato agli inquirenti alcuni collaboratori di giustizia. Non solo ma Mauro Licenziato e il fratello Gianluca (sottoposto all'obbligo di presentazione alla pg) sono stati indicati quali soggetti impegnati nel traffico di cocaina sull'asse Napoli-Roma sotto la direzione della zia, Carmela Licenziato (carcere anche per lei, anche se gia' detenuta a Rebibbia per altre vicende legate a droga e detenzione di armi). Nonostante fosse gia' in carcere, la donna, cui sarebbe riconducibile un immobile a Palestrina acquistato con i proventi del narcotraffico, e' risultata molto attiva nel settore al punto da voler dare vita a un'autonoma piazza di spaccio nella Capitale. Nella vicenda, poi, si staglia la figura di un'altra donna, Anna Maria Liguori (ai domiciliari), ritenuta da chi indaga organica al sodalizio criminoso nella veste di consulente fiscale in grado di individuare i soggetti cui attribuire, di volta in volta, la formale titolarita' giuridica dei compendi aziendali riconducibili all'organizzazione. Da qui l'accusa di intestazione fittizia di beni anche attraverso il ricorso a frodi fiscali quale fonte di finanziamento illecito.