Migranti: a Lampedusa un docufilm sulla nave 'Iuventa'
E' trascorso quasi un anno dalla notte in cui l'imbarcazione dell'organizzazione tedesca Jugend Rettet e' entrata nel porto di Lampedusa scortata da due motovedette della Guardia costiera. E' stata la prima delle navi Ong a essere stata posta sotto sequestro, su decisione della procura di Trapani. Sabato il documentario di Michele Cinque che ne racconta la storia dopo essere presentato al Biografilm 2018 dove ha ricevuto ben tre premi, arriva sull'isola di Lampedusa per una proiezione speciale in Piazza Castello, in collaborazione con il Forum Lampedusa Solidale, Mediterranean Hope - Programma rifugiati e migranti della Fcei e Parrocchia San Gerlando "Iuventa", prodotto da Lazy Film con Rai Cinema, in coproduzione con Sunday Films e Zdf/3Sat, e in associazione con Bright Frame, segue per oltre un anno i protagonisti della Ong tedesca, dalla prima missione nel Mediterraneo al sequestro della nave nel porto di Lampedusa. La Iuventa acquistata nel 2015 dal gruppo di giovani tedeschi tramite una campagna di crowdfunding online, ha salvato nel corso di un anno di operazioni nel Mediterraneo oltre 15 mila persone. Il 2 agosto del 2017 e' stata fermata su disposizione della Procura di Trapani a seguito di un'inchiesta aperta contro ignoti per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Ad un anno dall'apertura delle indagini non e' tuttavia stata accertata alcuna connessione tra la Iuventa e i trafficanti libici nonostante la nave sia ancora sotto sequestro nel porto di Trapani. "La prima volta che ho sentito parlare della Iuventa - dice il regista - e' stato nella tarda primavera del 2016 quando Jugend Rettet, fondata nel 2015 dal diciannovenne Jakob Schoen e da alcuni suoi coetanei di Berlino, ha lanciato pubblicamente il suo programma di azioni. Sono stato colpito immediatamente da questa storia percependo la sua importanza sia da un punto di vista simbolico che reale. Erano gia' presenti tutti gli elementi chiave: la giovanissima eta' dei protagonisti, lo slancio utopico che li aveva spinti a lanciarsi in questa impresa, il desiderio di cambiare il mondo e una grande forza di volonta' che, come era prevedibile, li avrebbe portati a un certo punto a scontrarsi con la durezza della realta'". Scrive Michele Cinque nelle note di regia: "Ho sentito fortemente la necessita' di scavare piu' a fondo nella storia. Non mi interessava l'aspetto sensazionalistico dei salvataggi in mare ma ero piuttosto interessato a capire i protagonisti di questo progetto umanitario: i loro sogni, le loro speranze e delusioni".