Ventotto arresti per mafia a Palermo, preso pure Corona il "re del riciclaggio"
Ventotto arresti a Palermo - 24 in carcere e 4 ai domiciliari - nell'"Operazione Delirio" del Nucleo di Polizia valutaria della Guardia di finanza contro la criminalita' organizzata. Boss, gregari, prestanome e professionisti, come un avvocato finito ai domiciliari. Nella rete anche 19 indagati - tra cui il titolare di un bar della borgata marinara di Mondello - per i quali e' stato disposto il divieto di dimora in citta'. Un duro colpo assestato ai nuovi progetti di rinascita di Cosa nostra e ai suoi affari. Cosi', in manette finisce anche Giuseppe Corona, molto piu' di un cassiere di un bar di fronte al porto: in realta' un boss riconosciuto, perno e abile manager degli investimenti e della strategia di riorganizzazione dopo la morte di Toto' Riina. Sedici anni di carcere alle spalle per omicidio, ma adesso era il tesoriere, lo stratega finanziario della mafia, tra immobili e attivita' commerciali con la complicita' di prestanome. Le fiamme gialle, coordinate dalla Dda, hanno eseguito anche numerose perquisizioni e ingenti sequestri di societa' e immobili per svariati milioni di euro.
I 47 indagati, destinatari delle misure restrittive - tra detenuti in carcere, arresti domiciliari e obbligo di dimora - sono accusati a vario titolo, di associazione a delinquere di tipo mafioso, riciclaggio, traffico di sostanze stupefacenti, ricettazione, usura ed estorsione aggravata. L'attivita' trae origine dall'approfondimento di alcune risultanze emerse, nel 2014, nell'ambito dell'inchiesta "Apocalisse". Nel corso delle indagini e' emerso che Corona gestiva una pluralita' di attivita' economiche - tra cui la Caffetteria Aurora, formalmente gestita dal cognato e sequestrata - intestate a prestanome, per eludere le misure di prevenzione patrimoniali e agevolare il reimpiego di beni e denaro di provenienza illecita. Iniziative imprenditoriali sovvenzionate mediante l'impiego di proventi illeciti derivanti, per lo piu', dal traffico di sostanze stupefacenti. Individuati, inoltre, specifici interessi nel settore del commercio di metalli preziosi da parte di soggetti legati alla criminalita' organizzata. In tale ambito, e' stato individuato il ruolo di primaria importanza ricoperto da un altro esponente di Cosa nostra, Raffaele Favaloro - figlio di Marco, collaboratore di giustizia e personaggio abbastanza trasversale rispetto ad altri mandamenti mafiosi - il quale in un trentennio ha instaurato stretti legami personali e di affari con diversi mafiosi: un qualificato punto di riferimento di importanti esponenti criminali per la realizzazione di affari nel settore dei preziosi, per il suo stabile inserimento nel contesto mafioso delle cosche di Resuttana e Borgo Vecchio. Fondamentale apporto ha cosi' fornito l'approfondimento delle segnalazioni per operazioni sospette riguardanti specifiche anomalie riscontrate da alcuni Compro oro. Accertato l'indebito utilizzo del locale 'Monte dei pegni' come strumento per ripulire i preziosi rubati: il materiale veniva ceduto al banco da 'teste di legno' per poi essere acquistato dai soggetti incaricati dalle consorterie criminali, che venivano cosi' a trovarsi in possesso di beni con provenienza certificata.
Nell'operazione si e' dato corso al sequestro preventivo - anche per equivalente - di vari beni immobili e somme di denaro depositate su conti correnti riconducibili agli indagati ed alle imprese individuali, nonche' al sequestro di 15 attivita' commerciali attive prevalentemente nel settore della somministrazione di alimenti e bevande e dei giochi e scommesse, per un valore complessivo pari a oltre 6 milioni di euro. Tra i colletti bianchi arrestati, l'avvocato Nico Riccobene, finito ai domiciliari; divieto di dimora per l'imprenditore Giuseppe Tarantino, gestore del bar Alba di Mondello, sequestrato il bar Alba. Impegnati nell'operazione circa 250 militari della Guardia di finanza, tra cui baschi verdi e unita' cinofile per la ricerca di armi ed esplosivi, oltre a mezzi aerei.