Tragedia di Casteldaccia, funerali solenni a Palermo
Chiamarla borgata non rende l'idea: piazza Ingastone, nel cuore del quartiere Zisa, segna un netto confine tra la Palermo turistica e un mondo a parte, nonostante a un centinaio di metri in linea d'aria sorge un castello arabo-normanno segnalato su tutte le guide. La gente si affolla davanti alla chiesa dedicata alla Madonna di Lourdes, dove da stamane è stata allestita la camera ardente per le nove vittime del nubifragio che nella notte tra sabato e domenica ha fatto esondare il torrente Milicia a Casteldaccia, uccidendo due famiglie riunite in una villetta. Tra le nove bare c'è anche quella bianca di Rachele, un anno, l'unica scoperta, dove sono stati poggiati Minnie e Topolino, due piccoli peluche coi suoi personaggi preferiti. Alle 18, poco prima che iniziasse la veglia di preghiera, una folla un po' spazientita per l'angusto spazio in cui era costretta a muoversi, faceva la coda per rendere omaggio ai morti, mentre fuori la gente del quartiere, man mano che calava la sera formava capannelli sotto i pochi watt dei lampioni, in una piazza che contiene di tutto: il dolore, la rabbia per quello che è accaduto; e poi le tracce del mercato: casette di frutta addossate a un muro che protegge un edificio pericolante, proprio accanto alla chiesa, che fu un ospedale, poi una scuola e ora è niente. Domani i funerali avranno forma solenne, nella cattedrale di Palermo, e saranno celebrati alle 11 da mons. Giuseppe Oliveri, il vicario generale di Palermo e da mons. Filippo Sarullo. L'arcivescovo Corrado Lorefice si trova all'estero e non è riuscito a rientrare a Palermo. Il Comune, per domani, ha dichiarato il lutto cittadino. Ma tutto questo è del tutto irrilevante per l'unico sopravvissuto alla tragedia, Giuseppe Giordano, 35 anni, che nella tragedia ha perso due figli, la moglie, i genitori e due fratelli. Se ne sta lì, senza dire nulla, seduto su una panca della chiesa, portata fuori per fare spazio alle bare. La zia Nunzia dice qualcosa: "La famiglia di mio fratello è stata distrutta da una tragedia che si poteva evitare. E' difficile da accettare. Hanno avuto la sola colpa di volere stare con la famiglia a festeggiare". E un amico della famiglia spiega che "in quella villetta dovevano essere molti di più, qualcuno ha rinunciato ad andare per il maltempo". Sulla saracinesca chiusa di una macelleria, nella piazza presidiata da tre pattuglie dei vigili urbani e chiusa al traffico, c'è uno striscione: "Sicilia alzati e combatti" e di fronte, sopra un tappeto di fiori, un'altra scritta ancora più grande: "Palermo piange la vostra scomparsa", la scomparsa di Rachele, Francesco, Federico, Stefania, Antonino, Matilde, Monia, Marco, Nunzia.