Comiso, il rilancio dell'aeroporto passa anche dall'aiuto dei Comuni
A distanza di circa cinque anni dal “decollo”, non solo virtuale, l’aeroporto di Comiso lancia l’S.O.S. per svolgere, finalmente, quel ruolo di infrastruttura strategica del sud est siciliano. Al suo capezzale accorrono la Regione, le forze imprenditoriali, la supercamera di Commercio di Catania, Siracusa e Ragusa, e gli Enti locali. Convitato di pietra, in questo contesto, la Sac, società di gestione dell’aeroporto di Catania, che – con la sua presenza incombente, ma spesso invisibile, nelle quote di Soaco che gestisce Comiso - continua a proclamare sostegno e sinergia allo scalo comisano, sempre più emarginato, però, da rotte appetibili, compagnie aeree e, quindi, anche da passeggeri.
L’ultimo vertice sul futuro del Pio La Torre si è svolto venerdì pomeriggio a Comiso, alla presenza, tra gli altri, dell’assessore alle infrastrutture, Marco Falcone. Chiaro l’intendimento della Regione: i soldi arriveranno solo se l’aeroporto presenterà un piano strategico in grado di farlo crescere.
Ma, in questo momento, come si rilancia l’aeroporto? La ricetta della sindaca di Comiso, Maria Rita Schembari, ha come “ingredienti” il coinvolgimento dei Comuni iblei con l’apertura del 35% di quota pubblica di Soaco all’utenza dello scalo. Una soluzione che avrebbe il pregio di non passare dalle forche caudine di finanziamenti pubblici, spesso promessi e mai arrivati, e che potrebbe avere anche tempi celeri di attuazione. D’altra parte, l’idea della sindaca ha trovato riscontri favorevoli anche nel Libero consorzio comunale, nei dodici comuni iblei e in alcuni comuni del Calatino: enti locali che hanno già beneficiato, in termini di presenze turistiche nei loro territori, dell’operatività, seppure al di sotto delle sue potenzialità, dell’aeroporto di Comiso.