Spartizione degli appalti per un miliardo: 220 indagati a Gorizia
Quando gli investigatori della GdF hanno avviato indagini su un gruppetto di imprese friulo-veneto che si aggiudicava numerosi appalti, poi puntualmente eseguiti da piccole aziende locali, non si aspettavano di scoperchiare il tradizionale vaso di Pandora. Il procuratore di Gorizia, Massimo Lia, sceglie parole d'effetto: questo gruppo "da queste regioni ci ha poi portato in giro per l'Italia utilizzando sempre lo stesso sistema", la spartizione di appalti fatta a tavolino. 'In giro per l'Italia' si traduce nei 400 finanzieri del Comando Fvg sguinzagliati in tutta Italia per acquisire atti, perquisire e sequestrare su disposizione della Procura di Gorizia. Obiettivo è trovare testimonianze in enti pubblici e società private su appalti di opere pubbliche per un miliardo. Avendo per oggetto di indagine ponti, viadotti, cavalcavia, sottopassi, gallerie, piste aeroportuali costruiti "utilizzando materiali difformi" oppure materiale appropriato ma in quantità inferiori a quanto si dovrebbe, il procuratore Lia fuga subito la principale preoccupazione: "Non ci sono pericoli dal punto di vista della sicurezza". E "non sono registrate infiltrazioni mafiose"; è "escluso al momento coinvolgimento di politici". L'inchiesta per ora non intende mettere in ginocchio l'economia del Paese: le opere oggetto di indagine "non sono tutte concluse" ma "non ci sono provvedimenti di blocco o sequestri di cantieri, di lavori". Tuttavia, se conforta l'assenza della mafia, il Comandante Fvg della GdF, generale Giuseppe Bottillo, è tagliente: dopo 18 mesi di indagini parla di un sistema di corruzione paragonabile a "metastasi" e invoca "indignazione". Tanto palese erano le intese di "cartello" che i'inchiesta ipotizza non solo il reato di turbativa d'asta tra le imprese coinvolte, e frodi nella realizzazione delle opere ma anche l'associazione per delinquere. Nessun arresto ma gli indagati sono tanti: un centinaio, tra cui funzionari delle stazioni appaltanti. Non è il solo numero impressionante dell'operazione Grande Tagliamento: sono 150 le gare d'appalto che sarebbero state alterate, tra le quali opere e strade da realizzare nell'Italia centrale colpite dal sisma del 2016. I sequestri sono stati compiuti in 120 società di 14 regioni; 220 sono i soggetti coinvolti. Si va da Autostrade per l'Italia all'Anas, dalla Veneto strade Spa al Commissario emergenza mobilità A4, le società di gestione degli scali di Trieste (Aeroporti Friuli Venezia Giulia Spa), Treviso (Aer Tre Spa), Venezia (Save Spa), Verona (Aeroporto Valerio Catullo Spa), fino a realtà di Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna. Autostrade, Save, Cav, Anas, Autovie Venete, Aeroporto Fvg hanno fatto sapere di essere parte offesa o comunque di aver operato onestamente. Infine, la GdF ha ravvisato anche la costituzione di associazioni e raggruppamenti temporanei meramente cartolari, l'utilizzo di contratti di subappalto per quote superiori al limite normativo del 30%, danni ambientali. Il governatore del Veneto Luca Zaia auspica che "non si vada alle calende greche", così come il sindaco di Norcia, Nicola Alemanno, si augura che "l'indagine non fermi i lavori", ma occorreranno almeno un paio di mesi per analizzare quanto sequestrato oggi.