Migranti, 264 a Pozzallo in fuga da abusi e torture salvati da un peschereccio
Erano 264, stipati l'uno sull'altro. I loro vestiti consunti, le loro scarpe, i loro improvvisati giubbotti di salvataggio sono rimasti su quel barchino di legno attraccato la notte scorsa a Pozzallo, dopo tre lunghi giorni di navigazione sul mar Mediterraneo senza acqua né cibo. Tra loro 40 donne, 44 minori - quasi tutti non accompagnati - e anche una neonata, di solo 15 giorni, partorita in Libia da una 19enne vittima di abusi sessuali in un campo di detenzione. A salvarli è stato un peschereccio nonostante - a detta del ministro dell'Interno, Matteo Salvini - fossero state inizialmente le autorità maltesi ad aver preso in carico le operazioni di soccorso. "La Valletta - l'accusa di ieri di Salvini - come al solito sta cercando di rifilare gli immigrati al nostro Paese". Solo in tarda serata l'arrivo a Pozzallo dei migranti, quasi tutti eritrei partiti lo scorso giovedì da Misurata, in Libia. Per ore sono stati tenuti sull'imbarcazione, mentre gli unici autorizzati a scendere sono stati donne e bambini. Per gli altri, molti dei quali in fuga da torture e abusi, ore e ore passate all'addiaccio in attesa di disposizioni, arrivate solo intorno alle 7, quando tutti hanno potuto lasciare il barchino. Gli scafisti sarebbero già stati individuati e si tratterebbe di un libico e di un tunisino. "La stupidità di Salvini stava causando una tragedia nel porto di Pozzallo - ha twittato oggi il deputato Si-Leu, Erasmo Palazzotto -. Non fare attraccare per ore una barca in quelle condizioni per poter twittare #portichiusi è da criminali. Per fortuna le nostre motovedette sono riuscite ad evitare il peggio"