Rifondazione delle cosche a Palermo: il gup infligge 18 condanne
Il gup del tribunale di Palermo Ermelinda Marfia ha condannato 18 degli imputati del processo di mafia denominato "Falco", contro le cosche di Villagrazia e di Santa Maria di Gesu', impegnate, secondo l'accusa, in un tentativo di ripristinare le gerarchie interne ai mandamenti, anche facendo uso di metodi "democratici", con le elezioni - in uso negli anni '60 e '70 - dei rappresentanti delle famiglie. Accolte quasi del tutto le tesi dei pm Sergio Demontis, Dario Scaletta e Maurizio Agnello, coordinati dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca.
L'inchiesta si basava sulle intercettazioni ambientali effettuate dai carabinieri del Ros e del comando provinciale di Palermo, che avevano appunto rilanciato temi quali quelli delle difficolta' affrontate da Cosa nostra in questo periodo difficile, anche per l'impossibilita' di avere un vero capo: i fatti ricostruiti sono del periodo 2014-2015, quando i boss liberi soffrivano per le presenze ingombranti dei capi detenuti, Toto' Riina e Bernardo Provenzano, morti rispettivamente l'anno scorso e nel 2016.
I condannati sono Salvatore Binario, che ha avuto 1 anno e 8 mesi; Pietro Cocco e Giuseppe Contorno, 14 annia testa; Natale Gambino, 10 anni; Salvatore Gregoli, 16; Antonino La Mattina, 3; Gaetano Messina, 16; Antonino Palumbo, 14; Gabriele Pedalino, 12; Francesco Pedalino, 10; Pasquale Prestigiacomo, 6; Antonino Profeta, 10; Lorenzo Scarantino, 12; Antonino Tinnirello, 11 anni e 4 mesi; Francesco Vassallo, 8 mesi; Riccardo Muratore, 1 anno; Santino D'Angelo, 8 mesi; Eugenio Di Pieri, 1 anno e 4 mesi. Assolti invece Salvatore Lo Iacono, Filippo e Salvatore Fascella e Carlo De Biasi.