Landini (Cgil) all'attacco: siamo sindacato del cambiamento
"Noi vogliamo cambiare il Paese, noi siamo il sindacato del cambiamento": Maurizio Landini fa il suo primo intervento da nuovo segretario generale della Cgil, chiudendo il congresso nazionale di Bari, e subito attacca il governo del cambiamento, puntando il dito contro le scelte "sbagliate" e accusando "la Lega che ci sta portando indietro". Allo stesso tempo, insieme agli obiettivi, lancia due messaggi chiari. Lo fa scegliendo i primi appuntamenti da neo leader: la visita all'Anpi di Bari, una delle sedi dell'Associazione nazionale partigiani, e poi al Cara, il Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Bari-Palese. "Ho pensato di fare due cose subito, chiare: ieri sera - subito dopo l'elezione, racconta - sono andato ad un'assemblea dell'Anpi per dire che la resistenza contro il fascismo non è finita e la dobbiamo continuare tutti insieme. Oggi al Cara", uno di "quelli che il governo vuole chiudere. Noi andiamo lì", perché "questa Cgil ha un'altra idea di società, noi vogliamo cambiare il Paese, noi siamo il sindacato del cambiamento, non Salvini, la Lega che ci sta portando indietro". E durante la visita al Cara di Palese, dove incontra una delegazione di lavoratori e alcune famiglie di migranti ospiti del centro, rincara: "Quello che sta facendo Salvini è esattamente l'opposto di cui ci sarebbe bisogno per fare integrazione e per affrontare seriamente dei problema". Mette in prima fila la Cgil antifascista e antirazzista, schierata per l'accoglienza e l'integrazione. Due messaggi precisi, dunque: "Il Paese si cambia applicando la Costituzione, se lo si cambia contro la Costituzione si torna indietro e si va verso logiche che noi contrastiamo". Landini bersaglia il ministro dell'Interno anche in un altro passaggio del suo intervento di chiusura del congresso: "Come si fa ad alzarsi la mattina, mettere la nutella sulla fetta biscottata, poi dire due cavolate, fare un tweet e non porsi il problema che c'è un sistema economico e del lavoro fondato su forme di sfruttamento?". Non solo Salvini ma anche Di Maio chiama in causa quando dice che "il problema è che abbiamo due vicepremier che si occupano di povertà e lavoro senza mai essere stati poveri e aver mai lavorato". Landini guarda, intanto, alla manifestazione di Cgil, Cisl e Uil del 9 febbraio a Roma, rilancia la battaglia sul lavoro e sui diritti, ma anche sull'unità sindacale: "Noi vogliamo riunificare il mondo del lavoro e cambiare le politiche sbagliate" del governo, a cui rimprovera anche la mancanza di un confronto "vero". "Bisogna rimettere davvero al centro la questione del lavoro", la sua dignità e la sua qualità. Rilancia la necessità di investimenti pubblici, di una politica industriale e di una riforma fiscale. E lancia "il sindacato di strada: andare tra i lavoratori nei cantieri, nelle campagne, dove ci sono i lavoratori". Nell'ultimo giorno del congresso, la Cgil e Landini salutano Susanna Camusso, che torna ad escludere un ingresso in politica: "Continuo ad essere una sindacalista". Landini le propone due deleghe all'interno dell'organizzazione, per le politiche internazionali e le politiche di genere. E le augura di "continuare la battaglia", ma questa volta di "vincerla" per la guida del sindacato internazionale Ituc (a dicembre scorso con il 48% dei voti non è riuscita ad essere eletta), affidandole così il ruolo di "ambasciatrice sindacale nel mondo".